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Farm Management
29/04/2023
«È inaccettabile leggere di oltre 120 morti bianche all’anno in agricoltura. Ma le soluzioni per ridurre drasticamente questo numero ci sono già: innanzitutto rivolgersi agli agromeccanici, perché sono i veri professionisti del settore primario, dispongono di macchine di ultima generazione e frequentano periodici corsi di formazione, per loro e ogni loro dipendente. Inoltre, occorre introdurre l’obbligo di revisione dei mezzi agricoli, sulla base di un regolamento condiviso». Con queste parole il presidente di Cai Agromec Gianni Dalla Bernardina commenta la posizione del sindacato facendo riferimento al convegno “Le morti bianche in agricoltura”, tenutosi nei giorni scorsi a Montecitorio su iniziativa del vicepresidente della Camera, Sergio Costa, e organizzato da Federacma, Federazione Confcommercio che raggruppa le associazioni nazionali dei rivenditori di macchine agricole e da giardinaggio.
Massimo Alberghini Maltoni, consulente Cai Agromec che ha preso parte al convegno, aggiunge: «In Italia c’è già un’anagrafe abbastanza soddisfacente del parco delle macchine agricole esistenti. Si potrebbe proprio partire da qui per invitare tutte alla revisione. E, chi non la passa, riteniamo non solo che non debba circolare per strada, ma non debba nemmeno svolgere lavori agricoli. La sicurezza deve essere sempre messa in primo piano, come ribadito peraltro da Gianni Di Nardo, segretario generale di Unacma, il quale ha evidenziato, durante l’incontro di ieri, la necessità di un’elevata professionalità in agricoltura. Il settore primario, in altri termini, non può affidarsi agli agricoltori della domenica, anche e soprattutto per un discorso di sicurezza sul lavoro» (Foto: M. Tuna - Unsplash).
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10/11/2022
"Diversificazione colturale e riduzione degli input esterni sono stati i capisaldi del progetto H2020 DIVERFARMING, appena concluso dopo 5 anni di attività. Il progetto, che ha coinvolto otto Paesi e di cui il CREA è stato il referente per l’Italia ed il Nord-Mediterraneo, ha avuto come obiettivo quello di costruire sistemi colturali diversificati e a bassi input chimici, in grado di garantire la resa delle colture, ridurre gli impatti ambientali e migliorare l’organizzazione dell’intera filiera produttiva": è quanto scrive il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura (CREA) sul proprio sito istituzionale per dar conto dei risultati di un'interessante attività di ricerca sulla diversificazione colturale.
Maggiori informazioni disponibili a questo link.
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29/01/2022
“Nell’anno di transizione che ci separa dall’entrata in vigore della nuova Politica agricola europea, il nostro osservatorio economico ha individuato nelle strategie di diversificazione, integrazione di filiera e terziarizzazione le direttrici fondamentali lungo le quali le imprese del settore primario sono chiamate a muoversi per prepararsi ad affrontare gli scenari futuri”.
A dichiararlo è Marco Speziali, presidente di Caiagromec Academy, l’ente di formazione che fa capo alla Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani (Cai) e che da anni è impegnato nella diffusione della cultura d’impresa a beneficio di coloro che lavorano nelle aree rurali.
Specializzazione, nuove tecnologie e diversificazione. “In mercati sempre più globalizzati le leve dell’innovazione e della differenziazione sono fondamentali per le imprese operanti nel campo delle materie prime di qualità, così come dei prodotti agricoli trasformati – afferma Speziali -. Se da un lato la specializzazione e l’investimento in nuove tecnologie permettono di rafforzare il core business dell’impresa, dall’altro occorre aprirsi ad un prudente cammino di diversificazione delle fonti di reddito, esplorando opportunità di crescita anche in comparti agricoli e zootecnici parzialmente diversi rispetto alla propria tradizione aziendale. In questo caso, una formazione continua e accurate indagini di mercato costituiranno una premessa ineludibile per dar vita a nuovi percorsi professionalizzanti e generare valore aggiunto addizionale”.
Integrazione di filiera. Un’altra linea guida essenziale raccomandata da Caiagromec Academy è quella dell’integrazione di filiera. “Nei giorni scorsi abbiamo accolto con una certa soddisfazione la notizia della definizione in sede di ministero delle Politiche agricole del quinto Bando dei contratti di filiera e di distretto - osserva Gianluca Ravizza, segretario generale dell’Academy e vicepresidente vicario di Cai -. Si tratta sostanzialmente di strumenti di collaborazione tra pubblico e privato che puntano a promuovere investimenti nel settore agroalimentare, lungo un percorso interprofessionale che parte dalla produzione agricola e arriva fino alla distribuzione dei prodotti trasformati”.
Agricoltura in outsourcing. Tra le sfide che attendono il settore primario nel prossimo futuro vi è, infine, quella di una sempre più forte collaborazione tra imprese agricole e agromeccaniche. “L’apporto della cosiddetta agricoltura terziarizzata, o agricoltura in outsourcing - spiega Ravizza - consente di realizzare una razionalizzazione dei costi e un miglioramento delle operazioni colturali che altrimenti non sarebbero alla portata delle micro e piccole imprese. È la conseguenza di un semplice ragionamento in termini di costo-opportunità: per chi non beneficia di significative economie di scala il ricorso ai servizi agromeccanici risulta nettamente più conveniente rispetto agli ingenti costi di ammortamento, manutenzione e riparazione di un parco macchine completo”.
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15/01/2022
“L’auspicata ripartenza dell’economia agraria pare preannunciarsi come un processo tutt’altro che rapido nel quadro di una stagione che sarà ancora presumibilmente segnata dall’instabilità climatica, l’imprevedibilità dei mercati internazionali e l’alto costo dell’energia”: queste, in sintesi, le dichiarazioni diffuse dal presidente di Confai Lombardia, Leonardo Bolis, sulle prospettive per l’agricoltura lombarda nel 2022.
Proprio il caro energia è da considerarsi tra le cause che più hanno determinato un incremento dei costi di produzione per le imprese agricole e agromeccaniche nel secondo semestre del 2021, incidendo su una serie di voci di bilancio che vanno dal costo del carburante all’incremento delle spese di riscaldamento delle serre, dagli accresciuti prezzi dei fertilizzanti a quelli degli imballaggi: un quadro a tinte fosche che, secondo Confai Lombardia, è destinato a prolungare i propri effetti anche in questa prima parte del 2022.
“Di fronte alla situazione di incertezza con cui le imprese dovranno presumibilmente confrontarsi ancora per lungo tempo – afferma il coordinatore regionale di Confai Lombardia, Sandro Cappellini -, il consiglio generale che come organizzazione ci sentiamo di offrire alle PMI operanti nel settore è quello di non assumere rischi innecessari: è preferibile limitare gli investimenti agli adeguamenti tecnici imposti dalle normative vigenti o ad eventuali progetti con un comprovato valore aggiunto e, per il resto, optare per un’ampia terziarizzazione delle principali operazioni colturali, razionalizzando i costi mediante il supporto del contoterzismo agrario”.
Nello stesso tempo, sul fronte istituzionale Confai Lombardia ribadisce la propria piena disponibilità a proseguire un dialogo aperto e costruttivo con l’amministrazione regionale. “Abbiamo apprezzato la notizia dei giorni scorsi riguardante l’apertura di nuovi bandi nell'ambito del Piano di Sviluppo Rurale lombardo per un importo complessivo di 160 milioni di euro – osserva Cappellini -. Ciò potrà senz’altro aiutare il settore primario a percorrere la fase di transizione che ci separa dall’entrata in vigore della nuova politica agricola comune, previsto per l’inizio del prossimo anno. Ad ogni modo, attendiamo dalla Regione Lombardia una forte conferma della volontà di integrare definitivamente gli imprenditori agromeccanici tra i beneficiari dei fondi Ue per l’agricoltura”. Di tale integrazione – fa notare Confai Lombardia – si erano già avuti riscontri positivi lo scorso mese di settembre con l'emanazione di un bando per le imprese agromeccaniche, volto a ridurre le emissioni in campo e a favorire un appoccio altamente ecologico nello spandimento dei reflui zootecnici.
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04/06/2021
Nell'ultimo numero di PianetaPsr il CREA ha presentato i risultati di una ricerca (Gargano et. al, 2021) che mostra le potenzialità dell'agricoltura multifunzionale in vista dell'approccio agro-ecologico indicato dal Green Deal europeo. "L'agroecologia - si spiega nella ricerca - può essere considerata un approccio che integra l'uso dei principi ecologici e dei metodi dei cicli biologici nei sistemi agricoli e alimentari tradizionali. Il tema, di particolare attualità, rientra tra le sfide che persegue la Strategia Nazionale per un Sistema Agricolo, Alimentare, Forestale, Sostenibile e Inclusivo". 
Il punto di forza di questo approccio non risiede solo nella pratica agricola, "ma anche gli aspetti etici e sociali coinvolgendo agricoltori e comunità che insistono sul territorio". I dettagli e i risultati dello studio sono consultabili nel numero online di PianetaPsr n.102/2021. 
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26/12/2020
Per sopravvivere alla grande crisi innescata dall’emergenza Covid-19 una delle strade rimaste a disposizione delle aziende agrituristiche è stata ed è quella della vendita diretta di prodotti agroalimentari di alta qualità: è quanto afferma, in sintesi, l'indagine contenuta nel "Rapporto Agriturismo e Multifunzionalità 2020" realizzato dall'Ismea nell'ambito della Rete Rurale Nazionale.
Nel Rapporto si legge che “l'emergenza legata alla diffusione del Coronavirus ha colpito duramente, come noto, anche il comparto agrituristico italiano. Una crisi che ha riguardato ben l'86% degli agriturismi, che dichiara di aver subito una riduzione dei ricavi complessivi (con perdite oltre il 50% dei ricavi per un terzo delle aziende). Tuttavia, in un quadro largamente negativo, se sono ben il 91% le aziende agrituristiche intervistate che dichiarano di aver registrato disdette di pernottamenti, solo la metà dichiara di aver subito un calo nella vendita di prodotti”.
“La vendita di prodotti (soprattutto diretta) – affermano gli esperti di Ismea - sembra quindi essere stata la principale "ancora di salvezza" e ben il 22% delle aziende dichiara addirittura di aver registrato nel 2020 (rispetto al 2019) un incremento delle richieste di prodotti da parte di persone del luogo (residenti in un raggio di circa 150 km dall'azienda). Allo stesso modo, circa un quinto delle aziende riporta un aumento di richieste da parte dei clienti già fidelizzati. Tutti elementi, questi, facilmente riconducibili alla particolare situazione venutasi a creare con le limitazioni imposte dalla normativa anti-Covid19: nei mesi più duri della crisi gli agriturismi italiani si sono affidati al mercato interno e hanno trovato una risorsa, forse non preventivata, nella domanda di prossimità”.
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19/09/2020
In quest'epoca di transizione verso una "nuova normalità" l'Ismea lancia un'iniziativa a supporto dell'imprenditoria femminile in agricoltura. Sul sito dell'Istituto sono contenute le informazioni sugli incentivi previsti dal D.M. "Donne in Campo" ( G.U. n.12 del 26 agosto 2020).
"Favorire l'imprenditoria femminile e riequilibrare il quadro attuale - si legge in un comunicato - è l'obiettivo dei nuovi incentivi finalizzati allo sviluppo e al consolidamento delle aziende agricole condotte da imprenditrici. I progetti potranno beneficiare di mutui agevolati, a tasso zero, fino a 300.000 euro a copertura del 95% delle spese ammissibili. La durata del finanziamento è compresa fra 5 e 15 anni.
Gli investimenti dovranno essere ricompresi nell'ambito di almeno una fra tre tipologie di obiettivo:
- il miglioramento del rendimento e della sostenibilità globale dell'azienda agricola, in particolare mediante una riduzione dei costi di produzione o miglioramento e riconversione della produzione;
- il miglioramento delle condizioni agronomiche e ambientali, di igiene e benessere degli animali;
- la realizzazione e il miglioramento delle infrastrutture connesse allo sviluppo, all'adeguamento ed alla modernizzazione dell'agricoltura".
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19/07/2020
Nei prossimi anni la capacità delle aziende agricole di realizzare progetti agroecologici di ampio respiro sarà una variabile fondamentale nel successo d'impresa.
In una recente comunicazione apparsa sul sito PianetaPsr, la Rete Rurale Nazionale ha sottolineato che la strategia comunitaria sulla biodiversità dedica un'attenzione particolare alla tutela della biodiversità agricola e alimentare. È, infatti, necessario - sottolinea Luigi Servadei - "invertire la tendenza all'erosione della varietà genetica, facilitando l'uso di colture e razze tradizionali, da cui deriverebbero benefici anche per la salute grazie ad un'alimentazione più variata e nutriente". A questo proposito l'esperto ricorda che "si sta valutando l'opportunità di rivedere le norme di commercializzazione delle varietà tradizionali, al fine di contribuire alla loro conservazione e al loro uso sostenibile. Inoltre, intende adottare misure volte a facilitare la registrazione delle varietà di sementi, anche per quanto riguarda l'agricoltura biologica, e ad agevolare l'accesso al mercato per le varietà tradizionali adattate alle condizioni locali".
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05/06/2020
Una recente analisi condotta da Barbara Zanetti (CREA) e Francesco Piras (ISMEA) ha focalizzato l'attenzione sul ruolo e i fabbisogni dei giovani imprenditori nel quadro della futura Pac post 2020. 
La ricerca mostra che il peso dei giovani imprenditori italiani sino a 40 anni presenta evidenti variabilità territoriali: in media è il 9% del totale (con valori che superano il 10% in Piemonte, Lombardia, Sardegna, la Valle d'Aosta (che registra il 18%) e le Provincie di Trento e Bolzano. Rapportando il dato italiano alla media rilevata a livello europeo, emerge che il valore nazionale è inferiore di circa il 3%. L'indicatore della percentuale dei giovani fino a 40 anni sugli imprenditori agricoli con più di 55 è del 15%, con l'eccezione macroscopica di Bolzano, dove la percentuale è del 41%.
"I giovani imprenditori italiani provengono principalmente da famiglie agricole - rilevano i ricercatori -  o con disponibilità di terreni e sono più presenti nei settori produttivi ad alto valore aggiunto ma che richiedono anche forte impegno di tempo, lavoro e capitale (ortofloricoltura, allevamenti bovini, suinicoltura). Uno studio condotto dall'INEA sulle strutture e dinamiche delle imprese giovanili evidenza due aspetti rilevanti: la difficoltà delle imprese giovanili di consolidarsi sul mercato e una loro maggiore mortalità se condotte da imprenditori riconducibili alla classe di età che segna il passaggio dagli agricoltori giovani alla categoria dei non giovani".
Sul versante della preparazione professionale, "a livello nazionale i dati ISTAT evidenziano un livello maggiore di formazione "professionale" da parte dei giovani imprenditori agricoli rispetto a quanto riscontrato per le classi di età successive", osservano i ricercatori. Tuttavia solo il 16% dei giovani agricoltori è laureato, mentre il 57% possiede un diploma (un'ampia sintesi dello studio è consultabile su PianetaPsr n. 91/2020).
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05/04/2020
"All'indomani delle misure restrittive adottate dal Governo italiano in risposta all'epidemia di Covid-19, l'ISMEA ha tempestivamente avviato un monitoraggio delle filiere agroalimentari, analizzando l'evoluzione delle principali variabili dei mercati nelle diverse fasi di scambio (origine, ingrosso e dettaglio). Il rapporto è articolato in un'analisi dei trend dei consumi delle famiglie italiane, un'analisi di dettaglio sulla situazione di mercato e dei prezzi di tutte le filiere agroalimentari e riporta i primi risultati di un'indagine ad hoc sviluppata in questi giorni su un panel di imprese agricole e alimentari.
L'analisi restituisce l'immagine di un settore che, con l'eccezione rappresentate dal florovivaismo e dalla pesca, risente meno della situazione di crisi e, pure nella necessità di affrontare numerose criticità, è ancora sotto controllo in termini di tenuta e capacità di garantire l'approvvigionamento dei mercati finali. Tuttavia, la veloce evoluzione del contesto, anche a livello internazionale, potrebbe rapidamente mutare gli scenari in cui stanno operando i settori. Già rispetto alle prime settimane di crisi analizzate nel Rapporto, la situazione complessiva è mutata in maniera anche radicale.
La progressiva chiusura del canale Horeca, non solo a livello nazionale ma anche internazionale, ad esempio, ha sottratto un canale di sbocco importantissimo per i prodotti di posizionamento alto e medio-alto (per esempio vino o formaggi) e che assorbe percentuali rilevanti dei flussi complessivi di export.
In ottica prospettica potrebbero poi palesarsi ulteriori difficoltà. Nelle imprese comincia a essere problematica la carenza di manodopera, a cui si aggiungono criticità a livello di logistica e trasporti. Inoltre la paventata chiusura delle frontiere di alcuni Paesi esteri potrebbe causare problemi per l'approvvigionamento di materie prime da trasformare o di prodotti finiti per il quale il nostro Paese non è autosufficiente" (Fonte: Notizie ISMEA).
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21/02/2020
Con questo titolo il CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura) ha dedicato un approfondimento all'importanza di esplorare continuamente tutte le opportunità di diversificare il proprio business in agricoltura.
"A cosa pensiamo quando parliamo di diversificazione delle aziende agricole? - si chiede Milena Verrascina del CREA in un articolo pubblicato su PianetaPsr - Certamente all'agriturismo, alla produzione di energia, alle fattorie didattiche. Ma dietro il concetto "diversificazione" si cela una miriade di iniziative, segnale di nuove strategie aziendali, soluzioni imprenditoriali utili ad un migliore posizionamento sul mercato, che nascono per dare risposte al territorio, a particolari esigenze di consumatori e utenti".
Il criterio della diversificazione delle fonti di reddito è considerato una linea guida fondamentale per prepararsi a periodi particolarmente incerti dal punto di vista economico e per contenere una molteplicità di fattori di rischio. Sicuramente da esplorare le differenti ipotesi in materia di produzione di energia verde, con particolare riferimento ai nuovi orientamenti della Unione Europea in materia di "Green New Deal".
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05/02/2020
La multifunzionalità in agricoltura rappresenta ancora un'opzione interessante, soprattutto in momenti di crisi: è quanto emerge in un recente rapporto ISMEA.
Le attività secondarie e di supporto sono una risorsa sempre più importante per le aziende agricole, e il loro valore rappresenta, ormai stabilmente, più di un quinto di quello della produzione agricola complessiva italiana del 2018. Lo certifica la terza edizione del Rapporto Agriturismo e multifunzionalità realizzato dall'ISMEA nell'ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale 2014-2020.
La crescita della diversificazione delle attività in ambito agricolo in poco più di dieci anni è estremamente rilevante: il valore delle attività di supporto e secondarie (multifunzionalità) è infatti passato dai 7,7 miliardi di euro del 2007 a quasi 11,5 miliardi di euro del 2018.
Questa tendenza è favorita dal fatto che le attività multifunzionali sembrano essere meno influenzate dalla congiuntura economica rispetto a quanto accade alla produzione agricola. Inoltre, molte delle attività che caratterizzano la multifunzionalità di un'azienda agricola, risultano in linea con i principi fondamentali della sostenibilità ambientale, uno dei temi chiave per il futuro del comparto e più in generale dell'agricoltura europea (Fonte: PianetaPsr n. 87/2020).
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14/11/2019
L'Ismea, nell'ambito delle attività finanziate dal programma Rete Rurale Nazionale 2019/2020, ha indetto un concorso per la settima selezione nazionale "Nuovi Fattori di Successo", finalizzata alla valorizzazione ed alla diffusione delle buone pratiche nello sviluppo rurale realizzate da giovani agricoltori e finanziate dall'Unione Europea. Il concorso selezionerà 12 aziende che saranno presentate come esempi di "eccellenza" nell'ambito delle iniziative della Rete Rurale Nazionale e saranno premiate durante una cerimonia istituzionale durante un evento di carattere nazionale. Le prime tre aziende classificate saranno protagoniste di tre documentari.
Le domande di partecipazione dovranno pervenire, a pena di esclusione, entro e non oltre le ore 17,00 del giorno 18/12/2019 (Fonte: sito ISMEA).
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18/10/2019
I numeri indicano che il contoterzismo in agricoltura è sempre più protagonista all'interno di un comparto strategico come quello dei servizi per il settore primario. Il contoterzismo agrario fa registrare attualmente un valore di oltre 3,2 miliardi annui, generati da 18.000 imprese che svolgono oltre il 70% delle operazioni di raccolta (valore che raggiunge il 98% nel caso dei cereali) e rappresentano la spinta propulsiva all’agricoltura di precisione.
"Ogni anno - sottolinea il presidente di CAI, Gianni Dalla Bernardina, in un recente editoriale - il contoterzismo cresce in termine di fatturato e nel ruolo
attivo rispetto al settore agricolo. Per questo ci preme poter rivendicare la nostra grande battaglia di equità, che riguarda l’ingresso finalmente a pieno
titolo nel comparto agricolo, nel quale siamo inevitabilmente immersi e dal quale siamo inspiegabilmente esclusi per mera dimenticanza del Legislatore".
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04/10/2019
I numeri del settore presentati nelle scorse settimane mantengono una tendenza positiva, ma al tempo stesso si nota un rallentamento nei tassi di crescita degli scorsi anni: è quanto emerge da un'analisi delle tendenze del comparto dell'agricoltura biologica effettuata da PianetaPsr e presentata con un articolo a firma di Delizia Del Bello (Mipaaft) e Riccardo Meo (Ismea).
Come affermano gli autori dell'approfondimento, "l'evoluzione positiva del settore [in Italia] viene avvalorata anche dai primi dati sul mercato del biologico (ISMEA). I consumi crescono da oltre 5 anni senza soluzione di continuità (+102 % dal 2013 a oggi). Secondo le stime ISMEA gli acquisti di prodotti bio sono aumentati di un ulteriore +1,5% nei primi mesi dell'anno. Un risultato positivo soprattutto se valutato in relazione ai quantitativi di merce presenti sul mercato che vede il traguardo dei 3Mld di valore del comparto a fine 2019 ormai in vista. A trainare le vendite è la GDOche avanza del +5,5% erodendo quote ai negozi tradizionali (-7%). Molto positiva in particolare la crescita dei Discount (+20,7%).  Il carrello della spesa di un consumatore biologico tipo si riempie soprattutto di prodotti freschi, in particolar modo ortofrutta".
Per quanto riguarda le tipologie di coltivazioni, "dall'anno 2010 le superfici a Vite e ad Ortaggi sono più che raddoppiate, mentre quelle a Cereali (+67%), Olivo (+70%), Agrumi (+52%) e Frutta in guscio (+83%) hanno avuto incrementi di molto superiori al 50%".
A fronte di queste persistenti tendenze positive, l'invito è comunque ad effettuare un'analisi sempre più accurata dei mercati locali, domestici e internazionali.
Tra i suggerimenti vi è quello di capitalizzare l'immagine del biologico come "paladino di istanze ambientali e sociali" e non solo come comparto per la produzione di prodotti sani e di qualità.
In conclusione gli autori affermano che "il vero successo del biologico e gli ambiziosi traguardi prefissati dipenderanno principalmente dalla sostenibilità economica del modello bio. Gli stessi numeri di settembre che ci hanno raccontato di un settore in ottima salute, possono altresì mostrare segnali di preoccupazione (come il contenimento dell'incremento del dato nazionale delle superfici nel 2018, rispetto alle grandi performance di crescita avvenute negli anni precedenti)".
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17/08/2019
In vista della prossima programmazione della Pac post 2020 l'Unione Europea invita istituzioni, associazioni e mondo agricolo a incorporare progetti basati sulla bioeconomia nelle future strategie imprenditoriali del settore primario.
Incentivare lo sviluppo di catene di valore sostenibili nel settore della bioeconomia all'interno delle zone rurali al fine di promuovere la crescita economica, la rigenerazione delle suddette aree e l'occupazione, preservando al contempo gli ecosistemi: questo é lo spirito generale della cosiddetta bioeconomia, che - come si legge in un articolo pubblicato su PianetaPsr dello scorso mese di luglio - "racchiude al suo interno i vari comparti della produzione primaria (agricoltura, foreste, pesca e acquacoltura), i settori industriali che utilizzano o trasformano le risorse biologiche provenienti da detti comparti (ad es. il settore agroalimentare e quello della cellulosa e della carta) e l'industria chimica delle bio - tecnologie e dell'energia" (Autrice: Ilaria Falconi, ISMEA).
Nel dettaglio, secondo quanto si evince dallo stesso approfondimento, "le pratiche effettuate sui campi riguardano l'aumento della fotosintesi attraverso la selezione di colture e ceppi in grado di accrescere i raccolti, l'incremento della copertura vegetale e il prolungamento del periodo di crescita; la lavorazione ridotta; l'aumento del contenuto di sostanza organica del suolo mediante aggiunta di letame, fertilizzanti riciclati e modifiche del suolo; la rotazione diversificata delle colture e diversificazione delle colture" (e' possibile leggere l'intero articolo su PianetaPsr di luglio 2019, Sezione "Il punto sui Psr").
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10/05/2019
Per rimanere competitivi in ambito rurale è fondamentale stare costantemente al passo con l’innovazione. Per questo il Centro Politiche e Bioeconomia del CREA in collaborazione con l'ISMEA ha realizzato Innovarurale, un Portale online della Conoscenza e dell'Innovazione nel sistema agroalimentare, realizzato dal nell'ambito del programma della Rete Rurale Nazionale (RRN) 2014-2020.
Il Portale - promosso dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo, di concerto con le Regioni e le Province autonome - pubblica notizie, eventi e statistiche in materia di conoscenza, ricerca e innovazione, con un'attenzione particolare alle azioni dei Programmi di Sviluppo Rurale. Di particolare interesse per gli imprenditori e per gli addetti ai lavori è il Catalogo delle innovazioni in campo curato dall'ISMEA.
Tra i vari servizi offerti, Innovarurale consente agli utenti che si iscriveranno nel portale di personalizzare l'informazione in base alle proprie tematiche di interesse, ricevere avvisi in merito ai contenuti pubblicati e interagire con il mondo della conoscenza e dell'innovazione.
Info su: www.innovarurale.it
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23/12/2018
Da quasi due decenni la multifunzionalità in agricoltura rappresenta un punto di riferimento fondamentale per le politiche europee di sviluppo rurale e la tendenza non pare esaurirsi. Anzi, l'Unione Europea e le Regioni continuano a scommettere sulla diversificazione quale asse portante per un prossimo sviluppo delle aree rurali.
Un recente rapporto realizzato da Rete Rurale Nazionale e ISMEA fa il punto al 30 giugno 2018 sull'aggiornamento dell'attuazione delle sotto-misure dei Psr che sostengono le attività di diversificazione delle aziende agricole. In totale, dal 2014 al 2018 sono stati messi a bando 464 milioni.
Dall'analisi emerge che le Regioni italiane hanno attivato 78 Bandi per tre operazioni: "Creazione e sviluppo della diversificazione delle imprese agricole" a cui sono stati destinati 322 milioni di euro; "Sostegno alla diversificazione di energia da fonti rinnovabili" a cui sono destinati 36 milioni di euro e "Avviamento, creazione e lo sviluppo di attività extra-agricole", cui sono stati attribuiti 106 milioni di euro (Fonte: PianetaPsr). 
Entro la fine del 2020 restano disponibili ulteriori 249 milioni di risorse comunitarie per questa tipologia di iniziative. Una ragione in più per continuare a riflettere sullo sviluppo in chiave multifunzionale della propria attività agricola.
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10/10/2018
Negli attuali percorsi di filiera dei prodotti agroalimentari, l’informazione sulle materie prime, l’origine e i processi di trasformazione costituisce una variabile sempre più importante in vista della valorizzazione e della sicurezza dei prodotti agroalimentari.
Possiamo parlare di un incipiente mercato di servizi legato alla cosiddetta agricoltura digitale? La risposta sembrerebbe senz’altro affermativa, benché non si abbia ancora un’idea esatta delle dimensioni del fenomeno.
Senza dubbio le imprese agromeccaniche sono in grado di svolgere un ruolo privilegiato per la certificazione della provenienza e per il rispetto dei parametri richiesti dalle normative vigente nei diversi passaggi della filiera agroalimentare.
In altre parole, sta emergendo in maniera chiara un nuovo ruolo che l’impresa agromeccanica potrà assumere affinché la filiera produttiva primaria ottemperi alla richiesta dei consumatori di conoscere nel dettaglio l’origine della materia prima. Si tratta di azioni nuove e sostenute da un elevato tasso di tecnologia che, secondo gli esperti, il mercato richiederà sempre più come componente di valorizzazione dei prodotti finali.
Naturalmente l'implementazione di una certificazione digitale a tutto campo dei processi produttivi agricoli dovrà passare anche per un riconoscimento istituzionale adeguato del ruolo delle imprese agromeccaniche nel panorama agricolo italiano. Tuttavia esistono segnali interessanti su come il mercato si stia movendo in questa direzione.
Attraverso un processo di progressiva digitalizzazione della meccanizzazione, le imprese operanti in conto terzi potranno svolgere un servizio di tracciabilità totale in agricoltura a vantaggio di tutta la filiera, che nel prossimo futuro permetterà di fornire ai cittadini e ai consumatori garanzie ancora più stringenti sulla provenienza dei prodotti.
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02/08/2018
Benvenuti all'agrimeeting. Una recente analisi dell'ISMEA indica come business in crescita in ambito rurale quello dei meeting aziendali in agriturismo.
A questo proposito l'istituto di ricerca riporta le indicazioni dell'Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi che registra un mercato in significativa crescita per gli eventi con meno di 25 partecipanti, ovvero quelli che si tengono nelle cosiddette sedi non convenzionali - ad esempio in aziende agrituristiche anziché in costosi hotel del centro. 
ISMEA suggerisce alcuni possibili fattori di successo e di vantaggio competitivo per le imprese agrituristiche: una politica dei prezzi aggressiva rispetto alle proposte di altre tipologie di strutture, una maggiore attenzione ai servizi accessori, la presenza di supporti tecnologici e informatici adeguati. 
Agli imprenditori agricoli multifunzionali l'istituto suggerisce di non trascurare la comunicazione degli elementi caratterizzanti della propria offerta di agrimeeting, a partire dalla tranquillità del contesto che favorisce attenzione e concentrazione dei partecipanti, cosí come le caratteristiche di informalità e "personalizzazione dei rapporti", fino alla possibilità di abbinare l'incontro di lavoro con gratificanti esperienze gastronomiche.
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30/03/2018
Nell'ambito dei piani di sviluppo rurale l'Unione europea sta puntando con maggior convinzione sulle strategie di diversificazione.
Secondo quanto riferisce il sito specializzato "PianetaPsr", le misure a sostegno della diversificazione assumono un ruolo fondamentale per l'attività delle aziende agricole e possono essere considerate un valido strumento per aumentare la competitività aziendale nelle aree rurali. Nell'ambito del PSR 2014-2020  la dotazione finanziaria assegnata  alle sotto-misure  6.4 " Sostegno a investimenti nella creazione e nello sviluppo di attività extra-agricole" e 6.2 "Aiuti all'avviamento di attività imprenditoriali per attività extra-agricole nelle zone rurali" è pari al 3,9% ( 709,8 milioni di euro)  dell'intera dotazione programmata (18,2 miliardi di euro).
Il settore agricolo è esposto a molti fattori di incertezza, che vanno dai cambiamenti climatici alla diffusione di epidemie, all’andamento spesso imprevedibile dei mercati agroalimentari mondiali. In questo quadro aleatorio è estremamente imprudente legare il successo della propria attività di agricoltore a un solo indirizzo produttivo. In poche parole, è fondamentale essere sempre pronti a diversificare.
Periodicamente è consigliabile condurre perlomeno semplici azioni esplorative verso comparti agricoli e zootecnici diversi da quelli in cui opera abitualmente la propria azienda: tali azioni potrebbero indicarci la strada verso nuove fonti di reddito da ampliare e consolidare.
Qualsiasi incursione in un nuovo indirizzo produttivo dovrà comunque essere preceduta dall’acquisizione di abbondanti conoscenze in materia.
La ricerca di nuove fonti di reddito, affinché sia meno rischiosa e onerosa dal punto di vista finanziario, potrà anche essere fatta cooperando o associandosi con altri.

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29/12/2017
Le reti sociali si tanno rivelando attualmente un forte strumento per potenziare il comparto biologico: è quanto afferma uno studio di PianetaPsr, che ha esaminato diverse reti che si sono costituite specificamente per facilitare il rapporto tra produttori e consumatori finali di prodotti biologici.
Tra i casi di eccellenza indicati dalla rivista online dedicata allo sviluppo rurale, vi è indubbiamente "Zolle" (www.zolle.it), che consegna a domicilio in tutta Roma prodotti di filiera corta recapitati in una "zolla" (scatola) che varia nelle dimensioni e nei contenuti a seconda delle esigenze dei consumatori. "La zolla viene consegnata insieme alle ricette e a una scheda sulla provenienza dei prodotti e i metodi di produzione - spiega PianetaPsr -  una volta a settimana, con modalità capillare e a basso impatto ambientale; il sistema di consegna avviene con furgoni e bici da carico ed è tra i più grandi e strutturati in Europa. Zolle prende spunto da un'esperienza attivata in Giappone negli anni '80; sono gli agricoltori che decidono cosa è meglio consegnare in base alla stagionalità e alle produzioni del territorio, garantendo freschezza e salubrità, per cui ogni settimana il pacco cambia nelle varietà di frutta e verdura e nella tipologia di formaggi e carni".
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09/12/2017
I clienti, italiani e stranieri, premiano le aziende agrituristiche con una spiccata vocazione multifunzionale: lo dimostra il recente Rapporto Ismea su Agriturismo e Multifunzionalità, che fa notare come l'intero comparto sia in crescita, ma al suo interno stiano perdendo posizioni di mercato le attività 'monotematiche'.
Ad esempio, dal 2015 al 2016 risultano in calo le aziende con la sola ristorazione (-2,1%) o con solo pernottamento (-3%), che fino a qualche tempo fa non avevano difficoltà nel riunire un'ampia clientela. Evidentemente, ora gli operatori del comparto sono chiamati a differenziare l'offerta in un mercato che continua a crescere a dispetto di qualsiasi situazione di crisi, ma che fa della multifunzionalità il proprio punto di forza.
Tra le tipologie in crescita, Ismea segnala l'aumento delle proposte di attività all'aria aperta e nella natura: osservazioni naturalistiche (+18,6%), equitazione (+6,9%), escursionismo (+6,2%).
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14/10/2017
Nomisma, il prestigioso istituto di studi economici, lo ha dichiarato da tempo: una trattrice di media potenza si ammortizza in tempi ragionevoli se usata su oltre 110 ettari. Per non parlare di una mietitrebbia, che nella migliore delle ipotesi si può ammortizzare solo se si lavora una superficie minima di oltre 340 ettari.
Al di sotto di queste soglie, non vi è nessuna possibilità di raggiungere economie di scala ragionevoli ed è senz'altro più conveniente affidarsi ai servizi in conto terzi: si risparmieranno denaro e ore di lavoro. Tutto ciò a beneficio della qualità di vita dell'imprenditore agricolo e della sua possibilità di dedicarsi compiutamente alla pianificazione delle strategie aziendali.
Qualora il governo italiano confermasse il recente orientamento comunitario che apre alle aziende contoterziste l'accesso ai fondi del Psr, ciò dovrebbe tradursi in una ulteriore razionalizzazione dei costi dei servizi agromeccanici con grandi benefici per le imprese agricole che li utilizzeranno in forma sistematica.
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24/09/2017
E' il messaggio principale che emerge dai lavori preparatori che si stanno svolgendo in vista del prossimo G7 dell'Agricoltura, che si celebrerà a Bergamo il 14 e 15 ottobre e riunirà i ministri di settore dei Sette grandi.
Energia, ambiente e alimentazione sono le tre grandi sfide per il futuro dell'umanità e tutte e tre vedono come protagonista l'agricoltura e gli operatori del mondo rurale.
Per questo puntare sull'economia verde diventa ormai l'essenza stessa di qualsiasi attività agricola che voglia mantenere e accrescere la propria competitività in forma duratura, sui mercati domestici e internazionali. In una prospettiva pragmatica di gestione agraria, è ormai assodato che l’ambiente paga. La via della sostenibilità è un percorso obbligato per la maggior parte delle imprese, che trarranno sempre più vantaggi economici ed organizzativi dal fatto di essere rispettose dell’ambiente e socialmente responsabili. Una delle linee d'azione che dobbiamo considerare senz'altro come prioritarie è quella delle agroenergie. Non ci sono “ma” o “se”: questa è una dimensione essenziale del futuro prossimo della nostra agricoltura.

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29/07/2017
Dopo molti anni di crescita continua l'agriturismo si rivela ancora un comparto su cui pare possibile scommettere. Secondo una recente analisi Ismea, il favore dei consumatori non cala. Al contrario, lo scorso anno si è rilevato un aumento del fatturato del 3% rispetto all'anno precedente. Mentre le aziende agricole diminuiscono in numero, quelle agrituristiche continuano perlopiù a godere di buona salute, nonostante la perdurante crisi del settore primario.
Tra i punti di forza del comparto, la leva del territorio continua ad una componente importante, anzi essenziale, della competizione basata sulla qualità.
Perfino uno dei fattori di svantaggio di molte aziende agricole - l’ubicazione in zone difficili da raggiungere - può diventare un punto di forza se la posizione disagiata è presentata come componente di un sistema territoriale che caratterizza l’azienda sotto il profilo ambientale, storico, geografico e culturale.

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10/06/2017
Tra le principali sfide in vista di una moderna gestione agraria vi è senz'altro quella della sostenibilità delle produzioni.
A tale proposito un'opportunità interessante è fornita dalla certificazione ministeriale SQNPI, uno strumento competitivo finalizzato alla valorizzazione e differenziazione dei prodotti italiani sul mercato internazionale.
Il marchio collettivo ministeriale "Qualità Sostenibile" è in grado di assicurare al consumatore che le produzioni agroalimentari ottenute sono il frutto dell'attuazione di tecniche agronomiche rispettose per l'ambiente e per la salute dei consumatori, che cercano sempre di più garanzia di qualità insieme a sostenibilità nei prodotti. I lotti di prodotto certificati dall'organismo di controllo, ottenuti conformemente a quanto disposto nei disciplinari regionali di produzione integrata, possono essere identificati mediante l'apposito marchio del SQNPI.
Per quanto riguarda il regime di adesione e le modalità di gestione del sistema informativo è prevista una procedura di "adesione, gestione e controllo", documento approvato dall'Organismo Tecnico Scientifico, il quale descrive le modalità di adesione e di gestione al SQNPI, i soggetti che possono aderire, sia singoli che associati e, le tempistiche da rispettare per mantenere l'adesione al sistema stesso (Fonte: Mipaaf, Direzione generale per lo Sviluppo Rurale).
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25/03/2017
il Consorzio Italiano Biogas (CIB) in audizione al Senato ha dichiarato che le energie rinnovabili in agricoltura, e in particolare il biometano, non sono soltanto un'opportunita' dal punto di vista energetico, ma lo sono anche da quello di un'agricoltura piu' resiliente e sostenibile. 
Nonostante la situazione di perdurante difficoltà economica del Paese, il biogas costituisce ancora un'opzione che merita di essere ponderata, soprattutto nell'ambito di progetti cooperativi legati alla ricerca e alla tecnologia applicata.
Grazie a oltre 1200 impianti, 4 miliardi di investimenti e 12 mila occupati stabili - fa notare Agrapress - la filiera del biogas produce oggi circa 2,4 miliardi di metri cubi di gas naturale equivalente, con una prospettiva di sviluppo al 2030 di 8,5 miliardi pari a quasi il 15% del fabbisogno annuo di gas naturale.
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23/12/2016
L'arrivo di un nuovo anno è sempre un'occasione eccellente per ricalcolare il GPS aziendale. In altre parole, è il momento giusto per riprogrammare la rotta dei propri affari.
Benché in agricoltura l'annata agraria non coincida con l'anno solare, poco importa. Quella che probabilmente più conta, in tempi di prolungata crisi economica, è la riprogrammazione della gestione aziendale complessiva, a partire dalla struttura dei costi e dei piani di investimento.
Un'attenta razionalizzazione dei costi e la conseguente riduzione di voci di spesa sovradimensionate (o addirittura improduttive) è un buon punto di partenza per un sano esercizio di farm management. Questa pratica, che dovrebbe essere ripetuta più di una volta nel corso dell'anno - e non solo in periodi di crisi - permette di fatto di liberare risorse per migliorare i bilanci aziendali e perfino per sbloccare investimenti già programmati da tempo.
Altra direttrice importante per realizzare questo tipo di riflessioni è la distinzione tra risorse interne e risorse esterne. Nell'economia globale, con scenari sempre più imprevedibili e mutevoli, una struttura aziendale più "terziarizzata", e quindi più leggera, può rappresentare già per sé sola un'eccellente assicurazione sul futuro della propria impresa.
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27/11/2016
Tra le strategie che le aziende agricole possono seguire per combattere una crisi generale che ancora non accenna a concludersi, vi è oggigiorno la possibilità di affidarsi ad imprese terze che svolgano un servizio di consulenza globale per l’impresa agricola.
A questo proposito un numero crescente di imprese agromeccaniche offre questo tipo di assistenza “a tutto campo” ai propri clienti che lo richiedano. Una delle formule che stanno prendendo piede consiste nel pianificare anticipatamente e per più anni le esigenze di servizio dell’azienda agricola in materia di coltivazione e raccolta, in modo da realizzare consistenti risparmi mediante accordi di medio e lungo periodo.
Questa modalità di contrattazione di servizi in conto terzi diventa ancor più vantaggiosa per l’agricoltore-cliente quando questi si associa con colleghi disposti a realizzare un pianificazione congiunta con il supporto dell’impresa agromeccanica di fiducia.  In questo modo cresce l’impatto delle economie di scala e i benefici si ripartono in tutta la filiera dei seminativi.

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29/10/2016
L’agricoltura multifunzionale rappresenta una fonte continua di innovazione in materia di servizi offerti nel mondo rurale. Un filone che si sta affermando con risultati interessanti, anche se di nicchia, è quello dell’agrifitness o delle fattorie sportive.
Consigliamo di leggere l’approfondimento recentemente pubblicato su PianetaPsr n. 56,  a firma di Flaminia Ventura. E' il caso della Fattoria Sportiva, di Giuseppe Mastrangelo, che a 25 anni decide di ridare vita all'azienda di famiglia sita a Bernalda (MT), restaura la bellissima masseria del '700 dove si trasferisce da Napoli e rinnova completamente i vigneti e gli oliveti introducendo tecniche di coltivazioni biologiche.
“L’azienda – si legge nell’articolo - offre  opportunità per dilettanti e professionisti di praticare sport nel verde di un'azienda biologica, con l'ausilio di personal trainer e insegnanti professionali e autoapprendimento da smartphone”.

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03/09/2016
Come dev'essere una nuova impresa creata da giovani appena insediati in agricoltura? Sicuramente low cost e sostenibile.
Non è necessario spiegare perché un giovane neoimprenditore debba tenere d'occhio fin dall'inizio i costi: avviare un'azienda agricola implica investimenti rilevanti in quasi tutti i comparti. Minimizzare alcuni costi rappresenta un imperativo ineludibile per contenere il rischio d'impresa.
Le imprese giovani devono essere sostenibili dal punto di vista dei bilanci, ma anche sotto il profilo del rispetto dell'ambiente e del risparmio delle risorse naturali utilizzate. E' fondamentale per una serie di implicazioni, che vanno dalle ragioni etiche e di responsabilità sociale alle norme per accedere ai finanziamenti pubblici.
Per raggiungere questi obiettivi il ricorso ai servizi in conto terzi rappresenta una leva fondamentale per neo-imprenditori desiderosi di evitare indebitamento, onerosi ammortamenti e rigide strutture di costi fissi.
Molti agricoltori, come è noto, anziché acquistare macchine e attrezzature destinate al sottoutilizzo, preferiscono semplicemente rivolgersi a operatori terzi dotati delle più moderne tecnologie e usufruire di un ampio ventaglio di servizi di coltivazione a costi ridotti.
Inoltre, il contoterzismo consente una gestione effettivamente sostenibile del territorio coltivato, grazie ad una riduzione delle singole operazioni e dei transiti e il controllo automatico della distribuzione dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti, oltre che un significativo risparmio nell'uso delle risorse idriche. Tutto a vantaggio del conto economico e dell'immagine delle aziende agricole che optano per l'outsourcing delle principali operazioni colturali.
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10/07/2016
A poco più di un anno di operatività reale della nuova politica agricola europea, ci si è resi conto di un fatto inequivocabile: nel bilancio delle aziende agricole i contributi pubblici rappresentano ormai solo "un di più", una voce  che per la maggioranza degli agricoltori è ormai ridotta ai minimi termini, non solo per quanto riguarda gli aiuti diretti, ma anche in presenza di significativi progetti di investimento.
Che cos'è successo? La ristrettezza dei bilanci di tutte le amministrazioni pubbliche - non solo dell'Ue - si sta facendo sentire da diversi anni a questa parte e solo alcune amministrazioni regionali virtuose stanno cercando di garantire un certo sostegno all'agricoltura che produce per il mercato. Il nuovo "collegato agricolo" voluto dal Governo è il simbolo di una politica agraria nazionale che stenta sempre di più a dare un'impronta e uno slancio al settore.
Che fare, dunque, in questa situazione? La prima regola per l'imprenditore è di considerare i contributi pubblici per quello che ora effettivamente sono, un di più, un fattore aleatorio da non prendere minimamente in considerazione nel bilancio preventivo. 
L'interlocuzione con le amministrazioni pubbliche resta comunque fondamentale, soprattutto in vista della realizzazione di nuovi ambiziosi progetti aziendali. Ma in questi casi il sostegno pubblico potrà essere valutato soprattutto in termini di consulenza burocratico-amministrativa, immagine pubblica dell'azienda o servizi formativi, più che in denaro sonante.
In altre parole, l'eventuale agevolazione pubblica deve essere un aiuto aggiuntivo, ma il motore di ogni progetto resta l'intuizione di un imprenditore totalmente orientato verso il mercato.
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02/07/2016
Una marca commerciale - vocabolario alla mano - è un nome, termine, simbolo o disegno o una combinazione di questi, che si assegna ad un prodotto, servizio o impresa con il fine di identificarli e distinguerli da altri prodotti, servizi e imprese presenti sul mercato.
Che valore danno le imprese agricole e agromeccaniche alla marca? Ogni impresa, per definizione, dovrebbe prestare grande attenzione alla propria marca, poiché si tratta del modo in cui si presenta ai propri clienti, attuali e potenziali e, di conseguenza, di come li attrae e fidelizza.
In agricoltura questo non sempre avviene. Quante imprese curano e aggiornano il proprio logo e ne valutano periodicamente l'impatto in termini commerciali?  
Molte aziende agricole riducono la propria marca al nome del titolare o ad un nome di fantasia, scelto in forma più o meno aleatoria in occasione della firma dell'atto costitutivo.
Ma oggigiorno i tempi sono cambiati. Il marketing è presente in tutte le dimensioni della nostra vita, perfino in quelle non strettamente economiche: nessuna impresa può concedersi il lusso di non avere una marca identificabile, che sia icona della propria essenza, del servizio che offre ai clienti, siano essi consumatori intermedi o finali.
Dotarsi di un logo moderno, atto a circolare in rete e ad essere visualizzato in dispositivi mobili, in linea con le tendenze attuali, non è vezzo o qualcosa di superfluo: è una necessità.
Posso puntare ad elaborare una marca e un logo "fai da te"? In molti ambiti è ancora accettabile essere autodidatti, ma quando sono in gioco la visibilità pubblica e la reputazione di un'impresa, ancorché piccola, è senz'altro meglio affidarsi a un professionista del settore. Li'investimento - è dimostrato - si rivelerà più che giustificato.
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04/06/2016
È uno degli ingredienti fondamentali per il successo di un'impresa: conoscere i propri clienti, studiare a fondo le loro esigenze e cercare di avere un'interazione continua. È l'unico modo per dare ai propri consumatori di riferimento le soluzioni che cercano.
Ciò è particolarmente vero nel caso dell'agricoltura multifunzionale, in cui prevale la relazione di vendita diretta.
Conoscere a fondo il cliente è indispensabile anche nel contoterzismo, la massima espressione della moderna agricoltura di servizio. In questo caso non bisogna stancarsi di parlare con i clienti agricoltori, per sondare a tutto campo le necessità dell'azienda e cercare di offrire soluzioni che consentano all'imprenditore agricolo di razionalizzare la conduzione della propria impresa e ottimizzare i costi, proprio grazie all'intervento dell'imprenditore agromeccanico di fiducia. Quest'ultimo non dovrà accontentarsi di fornire un servizio puntuale relativo ad una lavorazione richiesta, bensí dovrà offrire sempre nuove opportunità di servizio all'agricoltore, fino a trasformare la semplice relazione fornitore-cliente in una sorta di azione congiunta e integrata per il mutuo beneficio delle proprie imprese.
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21/05/2016
Una volta presa la decisione di avviare una nuova impresa, la prima cosa da fare è informarsi meticolosamente sulle differenti opzioni. Se ad esempio voglio fare il mio ingresso in uno specifico comparto zootecnico, non dovrò limitarmi a visitare una fiera e un paio di allevamenti: ne devo esplorare a decine e contattare innumerevoli protagonisti di quel settore dove non ho ancora esperienza diretta.
La raccolta di un’informazione sovrabbondante potrebbe generare all’inizio un certo rallentamente del processo decisionale: quando si hanno a disposizione molti dati, è difficile decidersi velocemente. Ma tutto questo avrà un impatto molto positivo sull’investimento.
Più informazioni disponibili, meno margine di errore in fase di inizio e minore dispendio di denaro ed energie per far fronte alla nuova impresa.
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23/04/2016
Quale atteggiamento può risultare vincente oggigiorno per un imprenditore agricolo? Tra le risposte che vengono dai casi di successo, ai primi posti troviamo senz’altro la creatività.
Nel lavoro non dobbiamo occuparci solo delle cose quotidiane in forma routinaria e monotona, ma dobbiamo essere creativi e creare cose nuove. E, se non sono nuove, dobbiamo cercare un modo diverso di vederle e un modo differente di pensarle e di metterle in pratica.
Un imprenditore creativo del settore primario non può rimanere ancorato alla propria idea iniziale o, ancor peggio, ad un modello produttivo e di business ereditato da generazioni: è necessario esplorare sempre nuove soluzioni. Non è possibile passare mesi o addirittura anni senza pensare a modificare o trasformare almeno alcuni dei prodotti e servizi aziendali.
Il mondo agricolo ha sempre avuto in sé una tradizionale tendenza ad essere conservatore e ad applicare la logica secondo cui "ciò che funziona, non si tocca". Nondimeno le attuali dinamiche dei mercati domestici e internazionali richiedono innovazioni sostenibili e capacità di adattarsi alle mutevoli esigenze di produttori intermedi e consumatori.
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16/04/2016
Se siete giovani e state dando inizio alla vostra impresa agricola o di servizi per l'agricoltura, il consiglio di base è quello di concentrarvi sui vostri punti di forza e sulle abilità che già possedete.
Quando un'impresa è agli esordi, infatti, normalmente non si dispone di grandi risorse da spendere in consulenti esterni. Pertanto risulta più prudente attenersi al centro dei propri interessi professionali, ovvero ad un comparto produttivo in cui ci si senta piuttosto esperti.
Al tempo stesso, è importante che il 'core business' della nascente impresa coincida il più possibile con la propria passione personale: ciò garantisce la forza della spinta iniziale che ogni nuova impresa deve avere.
Terzo consiglio: non farsi condizionare dai pregiudizi. Il settore agricolo è notoriamente conservatore e le innovazioni possono essere spesso viste con sospetto da alcuni colleghi senior. È fondamentale prepararsi adeguatamente, studiare il mercato e poi procedere con convinzione.
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25/03/2016
Essere agricoltori part-time può risultare difficile a fronte di un’agricoltura sempre più professionale e complessa. Per questo è opportuno applicare alcuni accorgimenti che facilitino la gestione aziendale quando il tempo a disposizione è limitato per la compresenza di un’altra attività, complementare o addirittura prevalente.
Innanzitutto occorre scegliere un comparto produttivo a bassa intensità di lavoro e con possibilità di flessibilizzare entro certi limiti gli orari di lavoro: un allevamento di vacche da latte, ad esempio, potrebbe essere difficilmente compatibile con un’altra occupazione intensiva.
Nello stesso tempo, occorre sviluppare fonti di lavoro esterne disponibili sia in forma continuativa sia in casi di emergenza: si deve trattare di persone con una certa specializzazione e con disponibilità di tempo, quali colleghi agricoltori o membri della famiglia rurale.
In ogni caso occorre poter disporre di una propria rete di contoterzisti, in grado di realizzare in outsourcing la parte prevalente delle lavorazioni richieste in azienda. Anche nel caso di aziende di dimensioni assai ridotte, il ricorso ai servizi agromeccanici risulta generalmente sempre conveniente. In questi casi, per razionalizzare i costi l’agricoltore part-time può optare per il ricorso al contoterzismo in forma congiunta con colleghi vicini, ponendo in essere proficue strategie collaborative.

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22/01/2016
L’agricoltura è un business, come tante altre attività, e per questo si rende necessaria la presenza di un manager che rifletta costantemente sul presente e futuro di tale attività e faccia le scelte conseguenti con decisione e raziocinio.
La capacità dell’imprenditore di sviluppare e articolare un pensiero strategico è indispensabile per mantenere in vita l’impresa e accrescerne la competitività. In molte imprese agricole e agromeccaniche, ancorché di dimensioni medio-grandi, il titolare risulta spesso letteralmente invischiato in funzioni puramente operative che lo distolgono dall’essenza del proprio business, pregiudicando irrimediabilmente il futuro dell’impresa.
All’imprenditore spetta infine prioritariamente il compito di dare impulso all’innovazione nella propria azienda, di dimostrare curiosità per le nuove soluzioni e intelligenza creativa. Come diceva Einstein, la creatività è più importante della conoscenza.

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18/01/2016
Con la crescita della propria attività, un imprenditore del settore primario deve essere in grado di identificare i propri bisogni in termini di competenze specialistiche e ricercare queste ultime sul mercato. In altre parole, ci si deve rendere conto quando non si è adatti a svolgere un certo ruolo o determinate operazioni con l’efficienza richiesta dai mercati e, in questi casi, cercare senza indugio l’aiuto di uno specialista.
In precedenti puntate di questa rubrica abbiamo parlato dei benefici del contoterzismo in merito alla realizzazione delle più svariate operazioni colturali. Ma la terziarizzazione – o outsourcing – può spingersi ben più in là e riguardare la cura del benessere del bestiame, le scelte finanziarie, la programmazione degli investimenti, la funzione commerciale, la pubblicità, la presenza nelle reti sociali, il rapporto con i clienti diretti e indiretti ecc.
Gli imprenditori di successo devono capire quando possono fare da sé e quando risulta essenziale un supporto da terzi.

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11/01/2016
Uno degli aspetti fondamentali per una gestione razionale della propria azienda è dato da un approccio manageriale alla contabilità. Di che si tratta?
Non stiamo parlando di complicati artifici finanziari, bensì semplicemente di tenere costantemente sott’occhio i conti aziendali raccogliendo e organizzando correttamente l’informazione utile per valutare costi, spese e introiti riferiti alle differenti unità di produzione in cui decideremo di suddividere l’attività della nostra azienda (per tipo di coltura o produzione animale, servizi offerti, lavorazioni realizzate in conto terzi ecc.).
Ancor più in dettaglio, dovremo rivolgere particolare attenzione ad un’accurata analisi di centri di costo e di profitto, attribuendo ogni spesa e ogni introito a ciascuna voce specifica che li ha generati.
Se i conti non sono la nostra passione e non sappiamo andare al di là del pur utile concetto del flusso di cassa, allora sarà bene ricorrere all’aiuto della nostra associazione professionale di riferimento o di un consulente aziendale di fiducia. Ci renderemo conto in breve tempo che le informazioni e le statistiche che otterremo diventeranno uno strumento indispensabile per prendere le decisioni operative e strategiche richiesta dall’attività di impresa in agricoltura.

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04/01/2016
È risaputo: l’inverno è la stagione in cui un imprenditore agricolo ha più tempo per pensare e questa disponibilità non deve essere sprecata. Mentre le funzioni operative dell’azienda sono ridotte, occorre incrementare la fase di pianificazione.
Ci si può limitare a riflessioni approfondite sui piani colturali, ma è molto più saggio dedicare tempo anche ad una riflessione a tutto campo sugli obiettivi futuri della propria impresa. Da quali comparti mi aspetto di derivare la maggior parte del mio reddito il prossimo anno? Quali sono i livelli di profitto attesi? Mi riprometto di modificare, almeno in parte, le mie strategie? Ho valutato la possibilità di joint venture e collaborazioni con colleghi e/o altri attori della filiera? Come prevedo che si possano muovere i miei competitori diretti?
Se dedicheremo il giusto tempo a interrogativi di questo genere, ci renderemo conto che presto costruiremo le basi per un’attività sempre più dinamica e in grado di far fronte con maggiore determinazione e serenità alle sfide dei mercati.
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05/12/2015
Tempo di Psr, tempo di investimenti per molte imprese del settore primario.
Continuiamo con la serie dei consigli generali per rendere i nostri investimenti in agricoltura più sicuri e con maggiori probabilità di successo.
Un aspetto indispensabile è il seguente: conoscere i cambiamenti "macro".
Quando si effettuano investimenti in attività imprenditoriali, ancorché di portata limitata, bisogna cercare di avere una chiara percezione di tutte le grandi tendenze in atto nel comparto prescelto. In particolare bisogna tenere d'occhio costantemente i seguenti aspetti:
- tecnologia: sono al corrente delle migliori tecnologie di coltivazione e trasformazione dei prodotti applicabili al comparto? Ho valutato le mie possibilità di acquisire tali tecnologie o di utilizzarle mediante servizi in conto terzi?
- Legislazione: ho approfondito la conoscenza della legislazione, nazionale e internazionale, applicabile al settore?
- Economia: quali sono le tendenze macroeconomiche dei mercati domestici e internazionali rispetto ai prodotti e servizi che intendo offrire?
- Cultura: quali sono le tendenze culturali in atto tra i miei consumatori potenziali? Come cambiano gli stili alimentari e le preferenze per i prodotti?
Questi sono alcuni spunti che possono aiutarci a definire al meglio l'orizzonte di riferimento entro il quale sviluppare il nostro investimento.
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14/11/2015
Prudenza in materia di costi: è un consiglio di base per ogni impresa rurale che si appresti ad effettuare investimenti in questa fase di inizio dei nuovi Psr.
Quando si inizia con una nuova impresa o, più semplicemente, un nuovo ramo della propria impresa, in genere il capitale disponibile è limitato e il ventaglio delle spese possibili molto ampio. Pertanto è essenziale tenersi il più possibile lontani dai costi fissi, perlomeno finché l'azienda non si sarà messa in marcia con sicurezza e avremo visto i primi introiti fluire con una certa regolarità. Fino a quel momento, meglio puntare su una struttura di costi variabili, ad esempio utilizzando servizi in conto terzi anziché acquistare costosi macchinari.
Altro criterio di base: mettere al bando l'ottimismo in sede di previsione di guadagni e di flusso di cassa. Vogliamo metterci al sicuro da grosse sorprese? Dividiamo a metà le nostre previsioni di entrate e moltiplichiamo per 1,5 le aspettative di spesa.
Infine, è importante resistere alla tentazione di dare corso con leggerezza a spese non contemplate nel piano iniziale degli investimenti: non dobbiamo lasciarci guidare in corso d'opera dalla pura intuizione e, se necessario, dovremo ripianificare di volta in volta la nostra strategia d'impresa per capire se effettivamente le nuove spese d'investimento sono destinate a generare entrate nel breve o medio termine.
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07/11/2015
L'Esposizione universale di Milano si è ormai conclusa con mesi di grande visibilità internazionale per il nostro Paese e con un imponente afflusso di visitanti. Ma che eredità lascia alle imprese del mondo agricolo l’evento più grande della storia in materia di cibo e alimentazione?
Il lascito di Expo si può riassumere in una serie di consigli sul futuro sviluppo del settore primario, che più o meno direttamente l’Esposizione è andata offrendo in questi mesi. Ne ricordiamo solo alcuni.
Si conferma che tutte le imprese del settore, piccole o grandi che siano, non potranno fare a meno di confrontarsi con una prospettiva multifunzionale: trasformazione e vendita diretta dei prodotti agroalimentari, agricoltura sociale, didattica rurale, ma soprattutto vendita di servizi (e non solo di prodotti) e, ancor più importante, diversificazione costante delle attività aziendali al fine di vincere le sfide dei mercati.
Altro importante consiglio: l’ambiente paga. La via della sostenibilità è ormai un percorso obbligato per la maggior parte delle imprese, che trarranno sempre più vantaggi economici ed organizzativi dal fatto di essere rispettose dell’ambiente e socialmente responsabili.
Infine, uno dei percorsi che Expo ha definitivamente indicato come prioritari è quello delle agroenergie. Non ci sono “ma” o “se”: per Expo questo è il futuro prossimo di una gran parte della nostra agricoltura.

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24/09/2015
Un vero imprenditore, per quanto piccola possa essere l’impresa, sta sempre cercando di ampliare il proprio business. Questa crescita, perché risulti sostenibile, deve essere il più possibile pianificata e non lasciata al caso.
Esistono diversi modi per far crescere la propria azienda agrícola, agroalimentare o agromeccanica. L’importante è definire la strategia di crescita. Che strade intendo percorrere? Cercherò di aumentare la dimensione produttiva? Diversificherò verso altri comparti agricoli o agroalimentari diversi dal mio? Farò tutto da solo? Cercherò alleati e soci con i quali realizzare percorsi comuni di crescita?
Qualunque cammino si scelga, occorre ricordare che, nel mondo degli affari, chi sta fermo retrocede.
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17/09/2015
Quando si avvia o si gestisce un’impresa in un certo comparto, uno degli errori più comuni è quello di credere di saperne già abbastanza. Niente di più sbagliato, soprattutto in un settore come quello agricolo, caratterizzato attualmente da un tasso elevato di innovazione continua.
Conoscere i tuoi clienti, fornitori e competitori è fondamentale per avere successo o anche solo per sopravvivere ai momento di crisi.
È indispensabile assistere a fiere di settore ed evento imprenditoriali, non solo legati specificamente al settore primario, ma anche di carattere trasversale al mondo delle imprese (marketing, comunicazione, gestione finanziaria delle PMI ecc.).
In molti casi ci si renderà conto che il ritorno economico della formazione supera di gran lunga quello degli investimenti in strutture e mezzi di produzione materiali.
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12/09/2015
Avete una piccola impresa agricola multifunzionale e non sapete come farla crescere? Una delle alternative è il 'cross selling' (letteralmente 'vendita incrociata'), termine di marketing che indica la pratica di vendere - oltre ai propri prodotti - beni e servizi di altri, complementari ai propri.
Moltissime aziende agricole multifunzionali lo fanno da tempo, grazie ai benefici previsti dal vecchio decreto legislativo n. 228/2001. Se sei un produttore di vino, potrai vendere salumi e formaggi che si accompagnino ai tuoi vini, ma anche servizi di degustazione e corsi di formazione in azienda.
Gli esempi sono molti e bisogna solo usare la creatività. Il criterio di fondo è quello di non limitarsi al proprio prodotti di riferimento, ma di differenziare gradualmente l'attività: ciò permette di aumentare le entrate, ma soprattutto di ridurre il rischio d'impresa legato alle attività monoprodotto
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03/09/2015
Un imprenditore non può definirsi tale se non è anche – e soprattutto – venditore. Per decenni gli imprenditori agricoli si sono riconosciuti molto più nel ruolo di produttori che di venditori. Se fino ad un recente passato un simile atteggiamento poteva risultare ancora compatibile con la sopravvivenza della propia impresa, ora non è più così. Con la scomparsa delle garanzie di prezzo e delle quote di produzione Ue non resta altra scelta che confrontarsi con il mercato, ovvero domandarsi quotidianamente: come venderò i miei prodotti? A che condizioni? Che cosa mi chiedono i consumatori? Come posso soddisfare al meglio le richieste dei miei acquirenti diretti e indiretti?
Per qualsiasi imprenditore del settore primario sarà quindi essenziale la formazione in materia di marketing. Anche se qualche imprenditore non si occuperà direttamente delle vendite e della relazione con i clienti, si troverà spesso a ‘vendere’ il proprio progetto d’impresa a banche, istituzioni dispensatrici di aiuti pubblici, nuovi soci e potenziali investitori privati. In altre parole, le conoscenze in materia di relazioni pubbliche e strumenti di dialogo commerciale faranno la differenza nell’agricoltura del prossimo futuro.
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29/08/2015
Da diversi anni a questa parte, ogni inizio di nuova programmazione in materia di sviluppo rurale porta con sé la promessa e  la speranza di dare nuovo impulso alle imprese guidate da giovani. Ma al di lá delle provvidenze pubbliche, che cosa può rendere veramente vincente un'impresa condotta da nuove leve?
In un settore come quello agricolo, che per molti decenni ha mostrato tendenze conservatrici, il valore aggiunto delle aziende giovani può venire dall'innovazione. In questo caso non parliamo solo dell'inclinazione verso le nuove tecnologie, bensì soprattutto di un cambio di mentalità.
Avere la mente aperta e pensare di potercela fare sono due precondizioni essenziali per il successo. Obiezione: se mi manca esperienza in un determinato comparto agricolo, potrò ugualmente partire con il mio progetto d'impresa?
Non sempre la mancanza di antecedenti di lavoro o familiari in un determinato campo rappresenta uno svantaggio: a volte accade il contrario. Partire da zero, in tutti i sensi, fa sí che la mia impresa abbia inizio puntando direttamente al mercato, senza il condizionamento di una serie di pregiudizi.
Uno dei modi per partire con il piede giusto è chiedersi: che cambiamenti mi piacerebbe osservare in questo settore come consumatore (intermedio o finale)?
Questo non vale solo per i giovani o le nuove imprese. A volte, rispondendo a questa semplice domanda possono emergere grandi idee e grandi affari, in grado di tracciare un nuovo cammino nel proprio comparto di riferimento.
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23/08/2015
In vista della piena operatività dei nuovi Psr, si ripropone il tema della propensione alla collaborazione tra imprese allo scopo di cogliere al massimo grado le opportunità Ue per lo sviluppo rurale.
Al fine di effettuare nuovi investimenti nella filiera agricola e agroalimentare può risultare assai vantaggioso esplorare possibilitàa di collaborazione con altri imprenditori e soggetti attivi nel settore primario.
A questo riguardo è importante considerare, accanto alla classica opzione della cooperazione agraria, tutte le altre forme di integrazione possibili, dalla costituzione di società di capitali in agricoltura alla realizzazione di accordi di scopo su progetti specifici.
Fondamentale potrebbe risultare la collaborazione tra imprese agricole e agromeccaniche, con la possibilità di trasformare semplici rapporti fornitore-cliente in strategia d'affari con prospettiva a medio-lungo termine.

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12/07/2015
Tra le nuove frontiere della multifunzionalità per le piccole e medie imprese agricole si sta affermando sempre più la prospettiva dell’agricoltura sociale. È stato approvato anche in Senato il Ddl n. 1568, recante disposizioni in materia di agricoltura sociale, già approvato dalla Camera dei Deputati.
Si tratta di una legge volta a promuovere un insieme di attività, esercitate da imprenditori agricoli o cooperative sociali, dirette a realizzare l'inserimento di lavoratori svantaggiati o con disabilità, a erogare servizi per le famiglie e le comunità locali, a realizzare progetti finalizzati all'educazione ambientale e alimentare per bambini e adulti e alla diffusione di valori legati alla sostenibilità e alla biodiversità.
L'articolo 3 del Ddl dispone che Regioni e Province autonome adottino, entro sei mesi, disposizioni per il riconoscimento degli operatori del settore, i quali a loro volta potranno costituirsi in organizzazioni di produttori. Tra i benefici di cui potranno godere gli imprenditori agro-sociali rientra la possibilità che i fabbricati destinati all'agricoltura sociale mantengano o acquisiscano il riconoscimento della ruralità.
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27/06/2015
Come fare per aumentare i profitti della mia impresa? Spesso non è sufficiente accelerare lungo i percorsi già intrapresi e sperimentati: occorre pensare ad un vero e proprio cambio di strategia.
Un punto centrale è dato dalla revisione della política commerciale. Ogni impresa, piccola o grande che sia, deve avere una política commerciale. Il non averla equivale a soccombere alle iniziative dei concorrenti.
Per definire la propria política commerciale, più che ai clienti attuali è fondamentale pensare alle proprie possibilità future. Chiediamoci: fino a dove voglio condurre il mio negozio? Che profitti vorrei realizzare? I miei clienti attuali me lo consentiranno? Quali mercati e quali tipologie di clienti mi avvicinano a questa meta? Ho i giusti collaboratori per affrontare le sfide che mi attendono?
Anche i piccoli e medi imprenditori agricoli e agromeccanici devono coltivare, al pari dei colleghi di altri comparti, l’abitudine di realizzare una diagnosi periodica dello stato della propria azienda e dello stadio di sviluppo dei propri progetti d’impresa. È indispensabile essere proattivi e non solo recettivi.
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19/06/2015
Per avere successo come imprenditori bisogna sempre offrire qualcosa di diverso: in mercati altamente competitivi come quelli attuali, le piccole e medie imprese agricole e agromeccaniche devono sempre essere pronte a diversificare la propria offerta. L'immobilismo non paga.
Come imprenditori dobbiamo essere capaci di offrire qualcosa di nuovo, qualcosa per cui i clienti ci riconoscano e ci distinguano dagli altri. Può trattarsi di un nuovo prodotto agroalimentare, di un servizio di coltivazione poco diffuso nella nostra regione o di una nuova modalità gestionale, grazie alla quale riusciamo a farci preferire alla concorrenza.
La nuova Pac, con tutte le difficoltà burocratiche e le incognite applicative che porta con sé, nell'ambito dei Piani di sviluppo rurale contempla strumenti a sostegno dell'innovazione.
Per percorrere in sicurezza la strada dell'innovazione, una raccomandazione è d'obbligo: osservare costantemente il mercato. Non occorre essere analisti professionali, bensí imprenditori attenti a tutto quello che succede nei nostri mercati di riferimento: mutate esigenze dei consumatori intermedi e finali, nuovi sviluppi tecnologici applicabili al proprio comparto, le strategie dei concorrenti principali. Tutto ciò ci aiuta a individuare per tempo minacce e opportunità, favorendo il successo nei nostri affari.
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24/05/2015
La rete è strategica per il futuro dell'agroalimentare di qualità e per la promozione del mondo rurale. L’e-commerce orientato al food sta per esplodere. Diverse imprese orientate all'innovazione e con visione multinazionale si sono lanciate in questo ambito: si pensi ad Amazon, che ha attivato un imponente servizio di vendita online di prodotti agroalimentari. Ma si pensi soprattutto alle diverse iniziative italiane di marketing digitale agroalimentare, quale il caso Eataly.
Siamo dunque pronti ad una rivoluzione commerciale, nella quale potranno inserirsi anche le piccole e piccolissime aziende dedite alla vendita di prodotti agroalimentari di qualità, incluse le aziende agricole dedite alla vendita diretta.
In Seeds&Chips, il primo salone internazionale dedicato all’innovazione digitale nella filiera agroalimentare ed enogastronomica, svoltosi recentemente a Milano, sono stati presentati nuovi modelli e piattaforme di e-commerce per prodotti agricoli e alimenti e nuovi sistemi di comunicazione, promozione, valorizzazione di prodotti, territori e filiere, etichette intelligenti per la tracciabilità dei prodotti o l’indicazione del loro contenuto e molte altre iniziative.
La rete offre a tutti - e a costi contenuti - la possibilità di aprire una vetrina sul mondo e di sviluppare la `propria attività agro-commerciale. Attraverso le reti sociali è possibile effettuare pubblicità mirata e giungere al proprio "pubblico obiettivo". Senza tralasciare il cosiddetto "storytelling", ovvero la promozione dei propri prodotti e della propria impresa narrandone la storia e i valori di riferimento.
In altre parole, non vi sono più scuse per esitare: occorre cogliere al più presto tutte le opportunità offerte dal marketing digitale agroalimentare e attivare canali di comunicazione diretti e innovativi con i propri clienti.
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25/04/2015
Non bisogna dimenticarselo: soprattutto nelle piccole e medie imprese - ma non solo - l'imprenditore è la propria marca.
In altre parole, l'immagine dell'azienda è strettamente vincolata a quella dell'imprenditore che la conduce, alla sua serietà, ai suoi atti, al modo di trattare con fornitori e clienti, alla sua storia imprenditoriale, lunga o breve che sia.
Questa forte identificazione tra l'immagine aziendale è spesso assai visibile nelle aziende agricole di carattere familiare, così come in quelle agromeccaniche. Nel primo caso ciò si deve alla frequente coincidenza tra il ruolo di imprenditore e molteplici altri ruoli, non solo di conduzione, che vengono svolti dallo stesso imprenditore agricolo (si pensi, ad esempio, alle aziende operanti nel campo della multifunzionalità agraria).
Nel caso delle aziende agromeccaniche l'identificazione tra imprenditore e marca aziendale nasce dalla natura di aziende erogatrici di servizi propria delle imprese contoterziste.

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31/03/2015

La filiera corta, è risaputo, è quella che in agricoltura fa guadagnare di più a parità di prodotto venduto.

Da tempo una folta schiera di produttori agricoli ha visto nella filiera corta la via da seguire per la sopravvivenza aziendale, in momenti di crisi, o addirittura per il raggiungimento di livelli di profitto insperati. Il tutto realizzato saltando uno o più passaggi intermedi della filiera agroalimentare per avvicinarsi il più possibile al consumatore finale.

La novità degli ultimi anni è che la via della filiera corta non è più vista come una semplice ancora di salvezza per le piccole aziende familiari, bensì come un’opportunità di business di grande interesse anche per imprese di grandi dimensioni. In mercati nazionali e internazioni sempre più competitivi e senza la protezione dei diritti di produzione, diventa essenziale per tutti assicurarsi quote maggiori di valore aggiunto.

L’importante è ricordare che anche la filiera corta va pianificata accuratamente, come qualsiasi altro business, con l’eventuale supporto di esperti della materia. Il dilettantismo è fermamente sconsigliato.

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26/03/2015
Con l’avvicinarsi dei nuovi Psr si aprono prospettive per l’innovazione in agricoltura.
Si è ancora in attesa dell’approvazione dei primi Piani di sviluppo rurale italiani da parte delle autorità di Bruxelles. Ma quel che è certo è che uno dei leit-motiv di molti Psr regionali saranno proprio gli investimenti finalizzati all’innovazione.
Nella moderna agricoltura, che si confronta con scenari internazionali sempre più competitivi, non bisogna stancarsi mai di innovare, sia che si punti alle applicazioni tecnologiche, sia che si privilegino le strategie commerciali o la semplice presentazione in forme nuove dei prodotti della propria azienda. Ciò vale soprattutto in periodi di crisi economica.
Nelle prossime uscite di questa rubrica rifletteremo sui contenuti delle nuove misure comunitarie per lo sviluppo rurale dedicate all’innovazione. Vedremo come, anche a piccoli passi, è possibile cambiare in meglio i destini della propria azienda.

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20/03/2015

Con la fine del regime Ue delle quote latte – 31 marzo 2015 – gli allevatori sono chiamati a modificare il proprio approccio al comparto.

I cambiamenti non avverranno dall’oggi al domani, ma presto o tardi si faranno sentire. Se da un lato la scomparsa dei diritti di produzione libererà molti produttori dal costo dell’affitto o dell’ammortamento delle quote, dall’altro ci si dovrà preparare ad un incremento della concorrenza in Europa e ad un possibile calo del prezzo del latte alla stalla nel medio termine.

Lasciando da parte il dibattito politico sulle contromisure che l’Ue e i governi potrebbero adottare a sostegno delle aziende produttrici, quel che è certo è che gli allevatori dovranno ragionare ancor di più in un’ottica di mercato. Ci si dovrà chiedere: la mia struttura dei costi di produzione è attualmente sostenibile?

Se la risposta è sì, dobbiamo interrogarci sui nostri margini di profitto, facendo ipotesi sugli scenari legati ad una certa diminuzione del prezzo.

Se la risposta è no, dovremo iniziare a ragionare sulla riduzione dei costi, sul ripensamento delle quantità da produrre per raggiungere il punto di pareggio e, in condizioni limite, sull’opportunità di cambiare comparto produttivo. Per aziende di piccole o piccolissime dimensioni non è da trascurare l’ipotesi del passaggio alla trasformazione diretta, purché mirata a produzioni di alta qualità.

Di fronte all’obiettivo del raggiungimento di determinate economie di scala, non è da trascurare la prospettiva della collaborazione con altre aziende, senza necessariamente ricorrere a soluzioni di cooperazione classica.

Per molte aziende tutto questo si intreccia, ovviamente, con la questione irrisolta del rispetto della direttiva Nitrati.

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07/03/2015

Dopo l’euforia dei primi anni gli scenari in campo agroenergetico sono per certi versi meno incoraggianti, ma nel contempo meglio definiti e presentano margini di sviluppo interessanti nel medio-lungo periodo: tutto questo in relazione alla caduta dei costi marginali di produzione dell’energia verde e al crescente sostegno dell’opinione pubblica verso il processo di riduzione della dipendenza globale dai combustibili fossili.

Negli ultimi anni, in diverse aree del Paese si è puntato molto sull’uso dei liquami degli allevamenti quali fonti energetiche. Ad ogni modo, agroenergia non significa solo valorizzazione dei reflui zootecnici: si pensi all’enorme potenziale della filiera bosco-legna in una realtà quale quella italiana, dove i 10 milioni di ettari di boschi della Penisola potrebbero trasformarsi in un’enorme ricchezza disponibile per il settore primario.

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26/02/2015
Sono sempre piu' numerose le imprese agromeccaniche che offrono un servizio di gestione globale dell'azienda agricola altrui. Di che cosa si tratta?
E' una sorta di affidamento complessivo. Anziche' richiedere semplicemente l'effettuazione di specifiche lavorazioni (aratura, semina, fertilizzazione ecc.), alcuni agricoltori delegano ormai all'agromeccanico di fiducia l'intera conduzione della propria azienda, inclusa la commercializzazione dei prodotti.
Ovviamente non e' una scelta consigliata per tutte le situazioni, ma indubbiamente conveniente in diversi casi. Ad esempio quando si tratta di aziende piccole e non gestibili in modo efficiente in forma di coltivazione diretta.
Quella della gestione per conto terzi e' altresi' una strada percorribile per i proprietari terrieri dediti a professioni non agricole e, al tempo stesso, desiderosi di trarre profitto dai propri possedimenti.
Parallelamente, per gli imprenditori agromeccanici si aprono nuovi filoni di servizio in cui valorizzare sul mercato le proprie competenze imprenditoriali.
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22/02/2015
Da qualche tempo a questa parte nelle nostre campagne si assiste ad un fenomeno relativamente nuovo: aumenta il numero delle aziende contoterziste che, a loro volta, utilizzano i servizi di altre aziende agromeccaniche.
E' il fenomeno della specializzazione del contoterzismo, per cui alcuni imprenditori agromeccanici dediti anche alla coltivazione in conto proprio valutano attentamente l'economicità di ogni lavorazione e, se necessario, esternalizzano determinate operazioni verso colleghi specializzati in certi ambiti.
In questo modo si realizzano interessanti joint venture a beneficio dei conti aziendali e della qualità delle lavorazioni.
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19/02/2015
L'Esposizione universale di Milano è ormai alle porte e, al di là della sua caratteristica di vetrina planetaria sul nostro Paese, offre ad ogni imprenditore legato all'agricoltura lo stimolo per riflettere sulle opportunita' proprie della multifunzionalità agraria.
Trasformazione e vendita diretta dei prodotti agroalimentari, agricoltura sociale, didattica rurale e servizi di educazione alimentare: queste sono alcune delle strade intraprese da numerosi imprenditori agricoli, perfino da molti che fino a poco tempo fa si dedicavano esclusivamente ai mercati delle commodities.
Infine, uno dei percorsi di multifunzionalità agraria caldeggiati da Expo è quello delle agroenergie. In questo ambito potrebbe far registrare importanti sviluppi nei prossimi anni la filiera bosco-legno, ancora troppo poco sfruttata nel nostro Paese.
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17/02/2015
A lanciare l'allarme sul costante calo dei redditi agricoli in Italia è stato recentemente Nomisma, prestigioso istituto di studi economici che ha evidenziato come le imprese italiane, alla luce degli attuali ridotti margini di profitto, siano necessariamente più prudenti nell'investire in meccanizzazione.
Dai dati raccolti emerge che, per non lavorare in modo antieconomico, un'azienda deve far fieno su una superficie di almeno 90 ettari o utilizzare la propria mietitrebbia su un minimo di 340 ettari.
Altro esempio: una trattrice di media potenza si ammortizza in tempi ragionevoli se usata su oltre 110 ettari.
Altrimenti meglio affidarsi ai servizi in conto terzi: si risparmieranno senz'altro soldi e ore di lavoro. Tutto ciò a beneficio della qualità di vita dell'imprenditore agricolo e della sua possibilità di dedicarsi compiutamente alla pianificazione delle strategie aziendali.
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31/01/2015

Si calcola che la conoscenza umana a livello globale raddoppi ogni 18 mesi. Ciò risulta particolarmente vero in ambito lavorativo e professionale.
Le conoscenze sono un fattore produttivo indispensabile per qualsiasi tipo di attività: sotto questo profilo l’agricoltura non fa certo eccezione. Al contrario, trattandosi di uno dei settori produttivi con più alta incidenza dell’innovazione tecnologica, la formazione continua rappresenta l’unica strada percorribile per rimanere sul mercato.
Uno dei campi in cui l’approfondimento delle conoscenze è indispensabile è quello della gestione imprenditoriale. Di fronte alle incognite dell’applicazione della nuova Pac e alla costante incertezza sull’andamento dei mercati internazionali, una solida formazione in materia di gestione agraria diventa una leva importante per assicurare un futuro alla propria azienda.

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01/01/2015

Il nuovo anno porta con sé nuovi propositi e nuovi progetti. Quali saranno le strategie su cui converrà puntare nel 2015 in agricoltura?

In attesa che entrino nella fase operativa le prossime misure europee per lo sviluppo rurale, il consiglio generale è quello di subordinare qualsiasi nuova iniziativa d’impresa in agricoltura alla ricerca della massima eco-sostenibilità. I requisiti ambientali imposti dalle pubbliche amministrazioni sono divenuti stringenti, ma non solo: i mercati internazionali dei prodotti agricoli e agroalimentari premiano sempre di più la sensibilità dei produttori verso gli habitat naturali. Farsi interpreti di un’agricoltura eco-friendly è sempre più vantaggioso anche dal punto di vista dei bilanci aziendali. Per le imprese agromeccaniche si apriranno mercati interessanti nel campo dei servizi verdi a supporto dell’attività agricola.

In mercati sempre più globalizzati e competitivi la leva della differenziazione e dell’innovazione sarà fondamentale per le imprese attive nel campo dei prodotti agricoli trasformati o delle materie prime di qualità.

Infine, per chi opera nel campo dell’agricoltura multifunzionale (agriturismo, servizi educativi, ecc.) sarà indispensabile attuare assidue e ripetute iniziative di marketing nelle reti sociali al fine di raggiungere e fidelizzare un qualificato pubblico di consumatori finali. Questi ultimi sono sempre più esigenti, ma anche disposti a premiare in maniera sorprendente piccoli imprenditori con grandi idee.

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02/12/2014
L'entusiasmo è una componente fondamentale nel processo di costruzione e rafforzamento di qualsiasi impresa, ma è importante evitare l'ottimismo ingiustificato, soprattutto cuando si stilano bilanci preventivi e ipotesi di costo.
Occorre sempre guardare le cose con freddezza e cercare di prevedere tutti i possibili problemi e difficoltà.
Bisogna  analizzare, tra le varie ipotesi, anche quella basata sullo scenario peggiore. Da diversi anni i mercati agricoli presentano oscillazioni considerevoli e la mutata natura del sostegno dell'Unione europea per il settore non mette più al riparo da brutte sorprese.
A breve inizieranno ad operare i nuovi Piani di sviluppo rurale. Anche in questo caso occorre usare estrema prudenza e non includere mai nelle proprie previsioni economiche e finanziarie contributi pubblici che non siano stati approvati in via definitiva dalle autorità comptenenti.
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26/11/2014
Per iniziare o rinnovare un'attività d'impresa bisogna studiare il mercato: è uno dei fondamentali del management, ma spesso in agricoltura è trascurato.
Per le aziende agricole e agrituristiche che si rivolgono direttamente al consumatore finale l'esigenza di uno studio previo di mercato appare più intuitiva e ha cominciato a farsi strada da tempo. Maggiori resistenze si incontrano tra le aziende che producono commodities.
In ogni caso in agricoltura ci si affida spesso più all'intuito che ad un'indagine ragionata e ad un'attenta osservazione delle tendenze dei mercati, locali o internazionali che siano.
Peraltro è buona norma osservare sempre come si muovono i concorrenti, piccoli e grandi. I nostri competitori ci possono infatti fornire indirettamente preziosi suggerimenti per meglio posizionare i nostri prodotti e trovare nuove nicchie di mercato.
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03/11/2014
Uno dei principali fattori di produzione in un'impresa moderna è il tempo.
In particolare, il tempo dell'imprenditore ha un valore enorme, sia che si tratti di una grande impresa, sia che si tratti di una PMI.
Anche in agricoltura ci si deve rendere conto che il tempo è una risorsa estremamente scarsa, che va impiegata con la massima cura e lungimiranza.
Come investire il tempo dell'imprenditore? La scelta più redditizia appare senza dubbio quella della pianificazione, un processo che deve accompagnare tutta la vita dell'impresa e che implica la revisione periodica del progetto aziendale, affinché quest'ultimo sia veramente competitivo.
Tra i motivi per cui occorre pianificare in continuazione ne ricordiamo uno molto pratico: il finanziamento dell'impresa stessa. Per richiedere un finanziamento pubblico o un prestito in banca, ci verrà sempre chiesto preliminarmente di presentare il piano d'affari e il progetto strategico della nostra azienda.
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08/09/2014
Ritirarsi per tempo da un affare sbagliato è una delle doti più importanti che si richiedono ad un imprenditore, indipendentemente dalle dimensioni della sua azienda.
Spesso in agricoltura questo non succede: si notano imprese agricole che perseverano da anni in comparti produttivi irrimediabilmente in crisi e non pensano minimamente di mutare indirizzo.
Per quale motivo? Le ragioni possono essere diverse: la tradizione familiare, la difficoltà ad ammettere la sconfitta, la paura del cambiamento in sé.
La conseguenza di tutto ciò è la progressiva erosione del patrimonio aziendale.
Un consiglio? Di fronte a perduranti crisi del proprio comparto di riferimento cerchiamo perlomeno di differenziare i nostri prodotti e servizi al fine di sondare percorsi imprenditoriali più sostenibili.
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03/09/2014
Come contenere i costi in agricoltura? Oggigiorno un numero crescente di imprese agricole delega la maggior parte delle operazioni colturali e di raccolta a imprese agromeccaniche, realizzando significativi risparmi in termini di ore lavoro e di ammortamenti delle macchine agricole: tutto ciò si traduce in riflessi estremamente positivi sui bilanci aziendali.
In particolare, in periodi di crisi, il ricorso ai servizi in conto terzi (agricoltura in outsourcing) permette di evitare investimenti non sostenibili in macchine destinate a restare inutilizzate per gran parte dell'anno.
Non da ultimo, il fatto di svincolarsi - almeno parzialmente - dal lavoro in campo consente all'imprenditore agricolo e ai suoi piú stretti collaboratori di concentrarsi sulla qualità dei processi produttivi e di dedicare il tempo necessario alla pianificazione della propria attività d'impresa.
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18/08/2014
Quanto deve essere grande un'azienda agricola? Ci sono dei criteri per definire la dimensione ideale di un'impresa del settore primario? Fino ad un recente passato molti imprenditori ritenevano che si dovesse cercare di espandere il piú possibile le dimensioni dell'azienda in termini di terreni, capi di bestiame, produzioni e perfino strutture e attrezzature. Uno degli insegnamenti dell'ultima crisi economica è stata sicuramente una maggior prudenza rispetto al tema della dimensione aziendale. Se facciamo bene i conti, ci accorgeremo che in molti casi potremo aumentare i profitti della nostra impresa senza aumentare la dimensione in sé o addirittura, al contrario, riducendola. In determinate situazioni è possibile individuare nuovi percorsi di successo attraverso oculate azioni di disinvestimento unite a cambi di strategia: ad esempio, riducendo la produzione di commodities ed esplorando contemporaneamente modalità di trasformazione dei prodotti per aumentare il valore aggiunto.
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04/08/2014
Innovare il proprio business è alla base della competitività, in agricoltura come in qualsiasi altro settore. Ma c’è modo e modo di innovare.
L’imprenditore con spirito innovatore spera di trovare quell’idea che gli permetta di rivoluzionare il comparto in cui opera, ma non sempre questa strada è perseguibile.
In periodi di crisi economica la grande innovazione comporta grandi rischi e spesso è difficile convincere i consumatori ad accettare un cambio rilevante nelle proprie abitudini di consumo: in tempi di crisi siamo infatti tutti più prudenti e diffidenti verso i cambiamenti radicali.
L’imprenditore del settore agricolo e agroalimentare può allora cercare di concentrarsi su piccole innovazioni: cambiare il packaging di un prodotto, inaugurare un nuovo stile di rapporti con l’industria di trasformazione che gli ritira il prodotto o con la grande distribuzione; offrire servizi complementari al cliente finale, soprattutto nel caso di attività ascrivibili all’agricoltura multifunzionale. Se sono il titolare di un’impresa agromeccanica, potrei ampliare la gamma dei servizi offerti alle aziende agricole o proporre contratti pluriennali di lavorazione a condizioni vantaggiose.
In altre parole, si tratta di effettuare esperimenti poco costosi per perseguire l’innovazione a piccoli passi. In questo modo si possono migliorare i bilanci aziendali e – perché no? – preparare il terreno per cambiamenti di ben maggiore impatto.

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22/07/2014

Per creare nuova ricchezza in agricoltura non bisogna trascurare le sinergie con aziende operanti al di fuori della filiera agroalimentare. Ne possono nascere alleanze inedite foriere di risultati molto positivi.

Un esempio è descritto in maniera molto efficace da Andrea Festuccia in un articolo pubblicato su PianetaPsr. Monica Saba, produttrice di formaggi alla guida di un importante allevamento di capre in Sardegna, stringe un accordo con una società specializzata in bioedilizia per valorizzare il siero del latte caprino come componente per la produzione di biopitture: un’azione finalizzata a realizzare un prodotto altamente biocompatibile, risolvendo peraltro il problema dello smaltimento del siero stesso.

In questa storia imprenditoriale ecosostenibilità, valorizzazione dei sottoprodotti e innovazione sono le strategie scelte dall'imprenditrice per espandere i confini della propria attività dialogando con le aziende del territorio e con un pubblico di consumatori consapevoli ed evoluti.

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24/06/2014
La gestione dell'innovazione ha a che vedere con la capacità di creare e applicare nuove idee che generino valore o ricchezza in modo più efficiente e sostenibile.
Una persona che voglia iniziare un'impresa originale o implementare un'innovazione radicale deve imparare a percepire i cambiamenti in atto; deve potere uscire dalle tipiche strutture in cui siamo immersi per posizionarsi al di sopra di esse.
In agricoltura questo significa che un imprenditore dovrà valutare di impegnarsi anche in comparti agricoli diversi da quello scelto fino ad ora dalla propria famiglia e dovrà farsi guidare dai mercati anziché dalla consuetudine.
L'imprenditore agricolo votato all'innovazione coglierà le opportunità eventualmente offerte dalla politica agricola europea e nazionale, ma cercando di adattarle al proprio disegno strategico e non conformandosi semplicemente al comportamento generale.
L'innovatore deve imparare a leggere tra le righe, poiché le opportunità rimangono nascoste agli occhi della maggioranza delle persone. Deve avere una mentalità flessibile e aperta. In sintesi, deve vedere i buoni affari prima degli altri.

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21/06/2014

Una delle capacità fondamentali che si richiedono all'imprenditore, soprattutto in periodo di crisi, è quella di saper frenare le perdite.

Spesso in agricoltura è tale l'attaccamento alla propria azienda o al proprio comparto produttivo che si accetta di lavorare in perdita per lunghi periodi, sperando in qualche intervento pubblico salvifico o in qualche modifica della politica agraria. Purtroppo così si rischia di perdere poco alla volta una fetta importante del patrimonio aziendale.

L'imprenditore accorto deve invece stabilire a priori fino a che punto è disposto a sopportare le perdite e, se raggiunge questo pericoloso confine, trasformare radicalmente l'attività o chiuderla per tempo.

Tra gli altri, uno degli indicatori da tenere sempre sott'occhio è il flusso di cassa, ovvero i soldi "reali" che entrano ed escono dalle casse aziendali. A volte, infatti, gli indicatori economici mostrano una situazione ancora positiva, ma quelli finanziari rivelano che ci stiamo avviando alla rovina, ad esempio quando al fatturato non corrisponde un incasso in tempi sostenibili.

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15/06/2014
Benché nel nostro Paese le aziende agricole siano letteralmente radicate nel territorio d'origine, si sta facendo strada lentamente una visione più ampia degli investimenti in campo agricolo.
La mentalità che cerca di emergere è quella di un imprenditore agricolo globale, che comincia a guardare perlomeno all'Europa (ma non solo) come ad uno scenario unitario per investimenti potenziali o per fare affari in termini agro-commerciali. Pur con la dovuta prudenza, occorre ormai considerare l'Europa come una realtà da esplorare nel suo insieme per eventuali futuri progetti agricoli di alto profilo: abbiamo infatti di fronte un mercato unitario formato da 507 milioni di consumatori distribuiti su una superficie di 4 milioni di kilometri quadrati, costituita per oltre la metà da aree rurali.In vari Paesi entrati più di recente nell'Unione Europea, nonostante i valori immobiliari dei terreni agricoli non siano più bassi come un tempo, esistono estensioni significative di terreno ancora da avviare alla coltivazione e quindi prezzi più abbordabili che altrove. Occasioni interessanti si possono trovare anche in Paesi di antica appartenenza comunitaria attualmente in forte crisi, a partire da Spagna e Grecia. Una raccomandazione scontata: qualsiasi progetto imprenditoriale di questa portata deve essere assistito, anche in fase esplorativa, da adeguate consulenze. A questo riguardo giocano un ruolo importante gli uffici internazionali di molte Camere di Commercio italiane.
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11/06/2014
Avviare una nuova impresa in agricoltura richiede spesso ingenti capitali. Tuttavia, perlomeno nella fase iniziale, la disponibilità di denaro potrebbe non essere un fattore facilitante.
Un grande economista statunitense di Harvard, Jeffrey Timmons, diceva che "il denaro deve seguire l'opportunità e non viceversa". Con questo voleva dire che un errore comune di molti neo-imprenditori è quello di preoccuparsi di conseguire le risorse prima di aver trovato l'opportunità giusta e di averla analizzata come si deve.
Le risorse, a loro volta, si devono incorporare poco a poco in modo armonioso in funzione dello sviluppo del progetto. Paradossalmente, se si posseggono fin dall'inizio più risorse di quelle indispensabili, il rischio è addirittura quello di sprecarle e di sbilanciare il processo di sviluppo imprenditoriale.
Altro paradosso: gli imprenditori che hanno più successo, sono generalmente quelli che partono con idee innovative e adeguate conoscenze, ma con risorse nulle o scarse.
Se la motivazione è forte e il progetto è valido, si troveranno in corso d'opera soggetti privati e pubblici disposti a finanziarlo.
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04/06/2014

La crisi, se mai ce ne fosse bisogno, ha dimostrato una cosa: che è estremamente imprudente legare il destino della propria azienda ad un solo indirizzo produttivo.

Anche in agricoltura la parola d'ordine, oggi più che mai, è: diversificare.

Come fare? Se non vogliamo assumerci rischi eccessivi o azzardare investimenti troppo onerosi, l'ideale è partire con una diversificazione a piccole dosi, aggiungendo ad esempio coltivazioni sperimentali - magari su terreni marginali - o associandosi ad altri colleghi esperti di un comparto per avviare iniziative congiunte, suddividendo costi e rischi.

Se non abbiamo tempo di occuparci di nuovi filoni produttivi, potremmo diventare soci di capitali di altri imprenditori già attivi in un determinato campo e avvantaggiarci della loro competenza.

Per le imprese agromeccaniche è sempre opportuno valutare lo svolgimento in proprio di un volume crescente di attività agricola diretta. Secondo alcuni attenti osservatori, le più efficienti aziende agricole del prossimo futuro potrebbero essere condotte in larga maggioranza proprio da imprenditori agromeccanici.

Il percorso inverso - offrire da imprenditore agricolo servizi in conto terzi come attività connessa - va valutato con estrema prudenza: ci si deve infatti assicurare di essere completamente in regola con un gran di normative, a partire da quelle sulla sicurezza, che per la loro complessità e per gli oneri burocratici spesso risultano alla portata unicamente delle imprese agromeccaniche professionali.

 

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31/05/2014

Nessuna attività agricola può prescindere dal marketing. Un’eccellente forma per promuovere la propria attività in campo agricolo, agromeccanico o agroalimentare consiste nel valorizzare il binomio agricultura-territorio.
Sia che vendiamo servizi di coltivazione, commodity o prodotti trasformati, dovremo essere capaci di comunicare ai clienti intermedi e finali la qualità di ciò che offriamo.
Per far questo dovremo dimostrare - con un’adeguata comunicazione - che i nostri prodotti sono legati al territorio, ai suoi valori e alle sue tradizioni, o che sono frutto di processi altamente ecosostenibili.
Non si tratta di inventare niente, bensì di comunicare adeguatamente il valore culturale e ambientale intrinseco ai prodotti stessi, ricordando che il valore aggiunto del prodotto dipenderà dalla percezione che ne avrà il pubblico.

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26/05/2014

Oggigiorno l'innovazione è alla base del successo di ogni attività economica.
Come innovare i prodotti offerti dalla propria azienda agricola? Facciamo quattro esempi applicabili principalmente ad esperienze di filiera corta.
1. Creare da zero un prodotto alimentare originale: questa modalità è tipica della grande industria agroalimentare con le proprie attività di ricerca scientifica; ma anche un'azienda agricola può riuscire a "scoprire" e lanciare un nuovo prodotto: ad esempio un nuovo formaggio con nome e modalità di stagionatura e lavorazione originali.
2. Riprodurre nella propria realtà aziendale prodotti poco noti provati in qualche parte del mondo, adattandoli al gusto locale.
3. Effettuare un "restyling" esclusivamente sulla parte esteriore del prodotto: ad es. cambiare il contenitore di marmellate e miele  il tipo di bottiglia per vino od olio.
4. Combinare prodotti alimentari esistenti in forme originali e innovative (ciò vale soprattutto per le aziende agrituristiche).
Prossimamente proporremo altri esempi di innovazione, estendendoli al settore dei servizi in agricoltura.

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24/05/2014

Il titolo di questa breve riflessione è addirittura banale: un investimento non redditizio non potrebbe nemmeno essere considerato un investimento!
Eppure, in attesa di conoscere come saranno effettivamente impostati i nuovi piani di sviluppo rurale regionali, non è male ricordarsi una regola generale: ogni nuovo progetto di investimento in agricoltura deve contenere una tangibile prospettiva di  profitto in termini di flusso di cassa, perlomeno a medio termine.
In altre parole: il ritorno di un investimento non può essere rappresentato semplicemente da un aumento di valore del patrimonio aziendale o da una generica prospettiva di guadagno: deve invece generare una maggiore e costante entrata di denaro fresco nelle casse dell'azienda.
Tale flusso di denaro deve avere tempi del tutto compatibili con la condizione delle stesse riserve aziendali. Com'è noto, se non abbiamo le spalle sufficientemente forti da reggere la fase di attuazione dell'investimento, un buon progetto potrebbe trasformarsi nella nostra rovina, complici eventuali ritardi nella realizzazione.

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22/05/2014

Il libro è scaricabile gratuitamente dal sito www.confaiacademy.com e contiene storie, consigli ed esempi di buona gestione agraria: è uno strumento di formazione rapida su come governare al meglio un’azienda in campo agromeccanico, agricolo e agroalimentare.
Fare impresa in agricoltura oggi comporta, molto più che in passato, una forte attenzione verso aspetti gestionali e manageriali che non possono per nessun motivo essere trascurati, neppure all’interno di aziende di dimensioni piccole e medie.
In particolare, dal comparto delle imprese dedite al contoterzismo agrario, abituate a confrontarsi con il mercato senza forme di sostegno pubblico, provengono suggerimenti utili per chiunque voglia insediarsi in agricoltura o modificare l’indirizzo produttivo della propria azienda.

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11/05/2014

Uno degli aspetti che un’azienda agricola o agromeccanica deve tenere sempre in considerazione è quello del costo di lasciare insoddisfatto un cliente o, peggio, di trattarlo male. Ciò vale soprattutto per l’impresa che vende beni o servizi direttamente al cliente finale.
Non si tratta solo del mancato reddito generato in quell’occasione dal cliente che si è perso, ma soprattutto delle conseguenze del passaparola negativo che si genera.
Gli studi in materia di comunicazione sociale concordano nel sottolineare che un cliente deluso parla della propria esperienza ad almeno 10 persone, mentre un cliente contento comunica la propria soddisfazione solo ad altre 3 persone.

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06/05/2014
Anche in agricoltura, per fare reddito nel mercato globale, occorre raggiungere una soglia dimensionale minima. L’Istat ha evidenziato come nelle aziende agricole con fatturato sopra i 500.000 euro il profitto generato da ogni unità di lavoro possa essere addirittura cinque volte superiore rispetto a quanto prodotto dai lavoratori di aziende sotto il mezzo milione di fatturato.
Per raggiungere le necessarie economie di scala in agricoltura la cooperazione è sicuramente una via maestra, che occorre valutare e percorrere il più possibile. Tuttavia non sempre il cammino è facile: si possono incontrare ostacoli di vario tipo, a partire da quelli di carattere culturale.
Se vogliamo quindi iniziare a cooperare senza legarci fin dall’inizio ad una cooperativa, possiamo sperimentare alcuni dei seguenti percorsi:
-    iniziare a collaborare con qualche impresa agricola o agroindustriale più grande e meglio organizzata della nostra;
-    investire una somma più o meno grande in un’impresa già avviata da altri e funzionale alle strategie della nostra azienda;
-    partecipare a progetti promozionali di reti di aziende agricole o associazioni.
Acquisiremo così risultati ed esperienze, che ci saranno utili per passare eventualmente a livelli di cooperazione più impegnativi.

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03/05/2014

È quasi banale dirlo: una delle condizioni indispensabili per gestire con successo la propria azienda è quella di fare bene i conti. Non stiamo parlando di essere dei matematici, ma semplicemente degli imprenditori attenti all’andamento di alcuni semplici indicatori aziendali.
Ad esempio, come imprenditore agricolo mi posso porre una domanda: so esattamente, in questo momento, a quanto ammonta il “capitale proprio” (attività – passività) della mia azienda?
Il calcolo del capitale proprio o patrimonio netto andrebbe fatto e rifatto frequentemente, almeno ogni semestre: è un calcolo semplicissimo, i cui risultati ci permettono di vedere nel tempo se la nostra ricchezza aziendale aumenta o diminuisce.
Gli indicatori economici dell’andamento dell’azienda sono diversi e, in questo, ci potremmo fare aiutare anche da un consulente della nostra associazione di riferimento o da qualcuno più esperto di noi.
A causa delle normative italiane sulla semplificazione delle scritture contabili in agricoltura, molte aziende agricole non sono abituate alla tenuta di un bilancio vero e proprio (in questo senso le aziende agromeccaniche sono molto più preparate). Ma per il bene dell’impresa occorre avere sempre sotto controllo – per iscritto – i numeri dell’azienda, pena una gestione approssimativa e poco professionale.

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24/04/2014

Farm Management Canada, associazione canadese per la gestione agraria, ha chiesto ad un noto consulente d’impresa, Harris Ivens, alcuni consigli di base per la realizzazione di un business plan da parte di un’azienda agricola.

“Il ritorno economico per il tempo che l’imprenditore impiega nella redazione del business plan – spiega Ivens sul sito dell’associazione – è molto più alto rispetto alla remunerazione oraria ascrivibile a qualsiasi altra funzione lavorativa svolta in un’azienda agricola”. Come dire: niente è più redditizio di un buon piano d’affari.

Per Ivens il business plan consente all’imprenditore agricolo di avere una road map in grado di guidarlo anche nei momenti più difficili, in cui non si saprebbe quali decisioni prendere.

Il piano d’affari, inoltre, è un ottimo complemento dell’intuito imprenditoriale: questo significa che il business plan non contrasta affatto con le nuove idee o con la creatività, ma aiuta a prendere decisioni ponderate e ad evitare che l’emozione del momento ti porti in una direzione sbagliata.

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17/04/2014
Le pubbliche relazioni, si sa, sono importanti in ogni ambito d’affari, così come nell’esperienza di vita personale di ognuno di noi. Da alcuni anni a questa parte si stanno rivelando fondamentali anche in agricoltura. La dimostrazione più lampante deriva dai campi d’azione che si ricollegano all’agricoltura multifunzionale, dall’agriturismo alla didattica rurale. Per raggiungere in poco tempo una clientela potenziale il più possibile ampia occorre investire tempo nella costruzione di un’efficiente base di contatti. Oggigiorno il web e le reti sociali possono fare molto in questo senso, ma non bisogna trascurare – soprattutto in ambito rurale – la forza dei rapporti interpersonali e gli effetti del vecchio “passa parola”. Nel caso di imprese medio-piccole sarà l’imprenditore stesso a spendersi in prima persona per instaurare relazioni positive con associazioni e opinion leader del territorio, gruppi di acquisto, scuole e realtà di volontariato locale. Saper fare lobby sarà fondamentale per costruire proficui e trasparenti rapporti con le istituzioni e con gli uffici pubblici, che risulteranno estremamente utili quando l’impresa dovrà presentare progetti e richiedere finanziamenti. In questi casi sarà certamente necessario appoggiarsi ad associazioni ed esperti qualificati per l’aspetto amministrativo e procedurale, ma sarà comunque essenziale che l’imprenditore investa tempo per seguire personalmente l’evoluzione delle proprie iniziative nei rapporti con la pubblica amministrazione o con finanziatori privati.
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10/04/2014

Per interi decenni la maggior parte delle aziende agricole ha trascurato la comunicazione al consumatore (sia intermedio che finale). Da qualche tempo a questa parte, al contrario, ci si è resi conto dell’importanza di questa funzione come strumento indispensabile per sostenere la parte commerciale e il marketing aziendale.

Non è sufficiente ottenere prodotti di grande qualità a costo di enormi sacrifici e impegno: per poter incamerare il valore aggiunto è indispensabile che la qualità venga comunicata; altrimenti è quasi come se non esistesse.

Ciò è ancor più vero per l’agricoltura multifunzionale – dall’agriturismo all’agricoltura sociale – che è soprattutto un’agricoltura di servizio. A questa può essere applicata una famosa frase di Peter Drucker, eminente esperto della storia mondiale del management: “Il business che noi conosciamo sta scomparendo; le imprese stanno imparando  a non vendere più prodotti, bensì esperienze”. E per vendere esperienze, occorre innanzitutto saperle comunicare.

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06/04/2014

Potrebbe rappresentare una vera e propria nuova frontiera dell’agricoltura multifunzionale: si tratta del binomio agricoltura e benessere, battezzato da alcuni ‘agrifitness’. Ne è un esempio il caso aziendale brillantemente raccontato da Andrea Festuccia sul n. 29 di PianetaPSR (febbraio 2014).

Ilaria Marino è titolare di un’azienda agrituristica di 37 ettari nel Viterbese insieme al marito (entrambi docenti ISEF di educazione fisica). L’azienda è ad indirizzo biologico e produce farro, frumento e leguminose, oltre ad essere dotata di un uliveto e di impianti arborei di querce e noci.

La formula proposta associa una cucina ben curata, gustosa e sana, alla possibilità di sperimentare attività sportive a contatto con la natura, differenziate a seconda delle fasce d’età degli ospiti.

Lo scopo è fondamentalmente educativo: imparare ad alimentarsi in maniera corretta e soddisfacente e, al tempo stesso, acquisire sane abitudini e pratiche sportive.

Nell’interessante articolo del giornale online sullo sviluppo rurale è possibile approfondire anche la strategia di marketing dell’azienda per quanto concerne la vendita di prodotti trasformati.

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04/04/2014

È una delle regole tradizionali del marketing: è meglio essere i primi che i migliori.

Questa affermazione ha molto a che vedere con la necessità di inventare sempre qualcosa di nuovo per posizionarsi (e riposizionarsi) ai primi posti nella competizione dei mercati.

In agricoltura, così come in qualsiasi altra attività economica, non bisogna stancarsi mai di innovare, sia che si punti alle applicazioni tecnologiche, sia che si privilegino le strategie commerciali o la semplice presentazione in forme nuove dei prodotti della propria azienda.

Per far questo occorre avere una mentalità aperta e sapersi liberare dai vecchi schemi, che spesso in agricoltura ci fanno rimanere inutilmente “fedeli” a indirizzi produttivi ormai maturi o addirittura esauriti.
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28/03/2014

State riflettendo da tempo sull’opportunità di avviare una fattoria didattica? L’approssimarsi di Expo 2015 potrebbe offrire l’occasione giusta per partire.
“Le fattorie didattiche rappresentano una realtà ormai affermata in Italia e in Europa, ma si tratta di un settore destinato ancora a crescere per parecchi anni – sostiene Stefania Pendezza, affermata esperta e saggista di didattica rurale -. In particolare, la prossima Esposizione universale di Milano pare rappresentare lo scenario ideale per aspiranti new entry del settore. Ogni fattoria didattica, infatti, può agevolmente interpretare le quattro parole chiave di Expo,Alimentazione, Energia, Pianeta, Vita, e farne l’oggetto di attraenti percorsi didattici”.
Per avviare una fattoria didattica occorre innanzitutto essere imprenditori agricoli, ovvero titolari di una vera azienda agricola. Detto questo, quali consigli per cominciare con l’attività didattica vera e propria?
“Prima di affrontare i necessari passaggi burocratici, peraltro non molto onerosi – osserva Stefania Pendezza -, bisogna porsi alcune questioni di fondo. Primo: ripensare l’azienda in funzione di questo nuovo servizio e avere chiaro quali spazi aziendali potranno essere dedicati alla parte didattica. Secondo: quanto tempo l’imprenditore e i suoi collaboratori potranno dedicare a questa attività, anche per acquisire gli strumenti pedagogici adeguati. Terzo: valutare la tipologia di utenti ai quali rivolgersi. Fatte queste prime riflessioni sommarie, è possibile iniziare uno studio di fattibilità”.
Nelle prossime settimane Confai Academy dedicherà altri approfondimenti ai temi della didattica in fattoria e dell’agricoltura multifunzionale.

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25/03/2014

Il forte consumo di terreno agricolo dovuto all’urbanizzazione e il perdurare della crisi hanno indotto alcuni investitori lungimiranti a rivolgere la propria attenzione alle aree agricole un tempo considerate marginali.

I valori dei terreni variano molto a seconda della collocazione geografica e delle caratteristiche agronomiche degli stessi, ma anche in base ad altri fattori in passato ritenuti poco rilevanti o sconosciuti: l’importo dei titoli Pac, i vincoli della direttiva Nitrati, la presenza nella zona di impianti di produzione di bioenergia ecc.

Ad ogni modo, a fronte della sempre maggiore scarsità di superficie coltivabile, in Italia come a livello internazionale, è prevedibile che anche i terreni ora considerati di bassa qualità possano valorizzarsi nel prossimo futuro. Perché, dunque, non investire fin da ora su terreni “meno quotati”?

Per farlo con successo bisogna avere pazienza e intuito, visionare un gran numero di proprietà e non pretendere di acquistare necessariamente il terreno dietro casa. Ma alla fine potrebbe valerne la pena. Numerosi sono i casi di successo di imprenditori che hanno valorizzato in breve tempo proprietà poco considerate, mediante interventi di miglioramento fondiario relativamente semplici.

Infine, da non trascurare l’ipotesi di puntare con convinzione su terreni marginali per iniziative legate alla multifunzionalità, al turismo rurale, all’agricoltura biologica, alle agroenergie e ad interventi di carattere agroambientale.

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23/03/2014

Peter Drucker, economista austriaco, osservava che “abbracciare il nuovo significa abbandonare il passato; durante una transizione sia il business che l’organizzazione vanno ridefiniti”. Dicendo questo, il più grande maestro del management aziendale di tutti i tempi faceva notare che per un’impresa non è salutare restare a metà del guado.

Questa considerazione è particolarmente attuale in riferimento alla crisi generalizzata che il settore agricolo sta vivendo a partire dal 2009. Molti si sono resi conto da tempo della necessità di cambiare strategia o indirizzo aziendale, di passare da un comparto all’altro, di modificare i quantitativi prodotti o di migliorare la qualità. Ciononostante, spesso si finisce per continuare a fare quello che si è sempre fatto, semplicemente perché manca il coraggio di cambiare.

Drucker non invita l’imprenditore a fare scelte azzardate: tutt’altro. Chi – anche dopo un’accurata analisi – continua a perseverare nell’errore, dovrà prima o poi rassegnarsi a registrare le perdite conseguenti.

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19/03/2014

Pianetapsr.it, il giornale online dello sviluppo rurale, ha recentemente raccontato la storia di Katharina Angstrom Isacsson, una giovane imprenditrice agricola svedese che ha saputo dare una svolta alla propria piccola azienda situata alla periferia di Stoccolma.

L’ottimo articolo che riferisce di questo caso aziendale è firmato da Andrea Festuccia: qui ne riassumiamo il senso con poche frasi.

Tutto nacque da un’idea semplice: offrire ai vicini, che normalmente lasciavano marcire frutta e bacche sugli alberi dei propri giardini, un servizio gratuito di raccolta e ritiro del prodotto. Quello che per altri era un potenziale scarto da eliminare, diveniva così preziosa materia prima per succhi freschi e marmellate genuine.

Da un piccolo esperimento è derivata un’attività d’impresa in piena regola, valorizzata mediante la costruzione di un laboratorio con pressa per produrre sidro, spaccio di vendita e annesso “bar rurale” per degustazioni: il tutto finanziato con un contributo di oltre 100.000 euro ottenuto grazie al locale piano di sviluppo rurale.

Il passaparola ha fatto il resto, insieme ad una buona dose di creatività. Tra i nuovi servizi offerti dall’azienda vi è la possibilità, per chiunque, di arrivare con una certa quantità di mele e andarsene con il succo imbottigliato a regola d’arte, dopo una piacevole sosta al bar aziendale.

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15/03/2014

Ecco tre consigli per far crescere i profitti della propria attività agricola (o per ridurre le perdite) in tempo di crisi:

1)      ALLEGGERIRE IL PARCO MACCHINE

Inutile appesantire il bilancio aziendale con ammortamenti alla lunga insostenibili: molto meglio utilizzare servizi agromeccanici in outsourcing, eventualmente stringendo accordi pluriennali con il proprio contoterzista di fiducia per ottenere condizioni più favorevoli.

Per il piccolo e medio imprenditore agricolo è opportuno limitare gli investimenti in attrezzature alle sole macchine dotate di speciali tecnologie, considerate cruciali per il proprio business.

2)      TENERE SOTTO CONTROLLO IL “CASH FLOW”

Sembra quasi incredibile, ma molti imprenditori agricoli oggigiorno ancora non compilano uno schema delle entrate e delle uscite. Il cash flow (entrate meno uscite) deve essere il “sorvegliato speciale” in ogni attività d’impresa, anche nelle più piccole. E deve essere messo sempre per iscritto, sia sotto forma di rendiconto sia per quanto riguarda le entrate e le uscite future, che dovranno essere oggetto di previsione settimana per settimana, mese per mese, anno per anno.

3)      SUPERARE L’ORIZZONTE AGRICOLO

L’imprenditore agricolo del futuro dovrà puntare a situare la propria impresa a cavallo tra più settori: agricoltura e zootecnia, agroindustria, commercio e terziario.

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12/03/2014

In tempi di crisi, saper diversificare i propri investimenti è fondamentale per dare un futuro alla propria azienda agricola.
Chi opta per operare in un solo comparto, si condanna a sopportare le conseguenze delle crisi cicliche che prima o poi colpiscono qualsiasi ambito produttivo.
Al contrario, chi si guarda costantemente attorno ed investe regolarmente anche in comparti diversi dal proprio core business, si mette gradualmente al riparo da grossi scossoni.
La diversificazione è una strategia da seguire anche quando il proprio comparto di riferimento apparentemente va bene e produce profitti.
Adottare un modello di agricoltura multifunzionale porta ad avere un’azienda multireddito.

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08/03/2014

Un altro aspetto strettamente collegato alla gestione del cambiamento, soprattutto in periodi di crisi, è dato dalla capacità di disinvestire.

Abbiamo già detto che quando affrontiamo un investimento di un certo valore, dobbiamo sempre disporre preventivamente di uno specifico piano d’affari che ci permetta di prevedere la bontà dell’investimento e i suoi risultati futuri.

Questo tuttavia non basta: dobbiamo anche riservarci un’ipotetica via d’uscita nel caso in cui l’attività pianificata dovesse prendere tutt’altra strada per ragioni impossibili da prevedere. Da qui nasce la necessità di saper disinvestire, di essere in grado di fare dietrofront senza grossi danni e, per di più, conferendo nuove funzioni e nuovo valore all’oggetto del nostro investimento.

Dovremo quindi valutare l’opportunità di contenere gli investimenti nel parco macchine puntando su un maggiore utilizzo di servizi in conto terzi, che rappresentano costi variabili e quindi non vincolanti.

Potremo costruire una struttura per allevamento che, in caso di fuoriuscita dal comparto zootecnico, possa essere riconvertita a ricovero per attrezzi, agriturismo o spazio per forme di agricoltura sociale.

Ragionando in questo modo, ci sorprenderà la quantità di ipotesi che saremo in grado di formulare e di valutare. L’importante è sapere che, all’occorrenza, saremo anche in grado di fare rotta verso altri investimenti senza dovere subire un naufragio.
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05/03/2014
“L’esperienza di Eataly è nata per questo: per raccontare una mela”: parola di Oscar Farinetti, fondatore e presidente della catena agroalimentare di prodotti di qualità, famosa in Italia e all’estero.
Per il patron di Eataly, invitato ad intervenire nel corso del’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università del Piemonte Orientale, una delle armi a nostra disposizione per affrontare la crisi in campo agroalimentare è il “saper narrare”.
Ogni prodotto che offriamo deve essere accompagnato da una narrazione, da una storia o, ancor meglio, dalla sua storia.
È un ormai un fatto che si stia passando da un’agricoltura produttiva a un’agricoltura comunicativa. Nel settore agroalimentare la comunicazione e il marketing, se ben gestiti, generano gran parte del valore aggiunto dei prodotti e dei servizi offerti al pubblico. Questo vale per le grandi società agroalimentari, ma anche per le piccole imprese agricole multifunzionali.

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02/03/2014
Abbiamo già evidenziato più volte l’importanza di pianificare al meglio lo sviluppo della nostra impresa nell’ampio panorama delle possibilità offerte dal settore primario.
Distinguiamo ora due importanti concetti relativi alla pianificazione: studio di fattibilità e piano d’affari.
Il piano d’affari o business plan è il progetto di una nuova impresa, che illustra come realizzare l’idea concepita dall’imprenditore o aspirante tale.
Lo studio di fattibilità riguarda la fase precedente: si tratta di una fase di studio per capire se l’idea concepita è sostenibile economicamente, se è destinata ad avere successo, a generare profitti e a durare nel medio e lungo periodo.
In altre parole, lo studio di fattibilità serve a restringere il campo per individuare l’idea “giusta” e prevederne ragionevolmente il futuro successo. Se abbiamo deciso di operare nel campo delle produzioni agricole innovative, dovremo capire se sia possibile per noi operare con soddisfazione nel campo agroenergetico, nella produzione di materie prime per mercati agroalimentari innovativi o nell’erogazione di servizi agricoli ad alto contenuto tecnologico.
Una volta individuato il campo in cui riteniamo di volere operare e pensiamo di poterlo fare con successo, procederemo con la pianificazione vera e propria – il business plan – per stabilire tutti i passi da fare per passare dall’idea alla sua realizzazione.

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27/02/2014

In una precedente puntata della nostra rubrica abbiamo già parlato della necessità di non permanere nello stesso comparto agricolo solo per tradizione di famiglia o per indolenza verso il cambiamento.

Spesso, però, la resistenza di ognuno di noi al cambiamento deriva anche dalla difficoltà che abbiamo nell’ammettere una sconfitta. Perdere è sempre molto doloroso e, piuttosto che darci per vinti e ricominciare in un altro settore, può succedere che finiamo per perseverare anche se ci accorgiamo che la nostra attività è in perdita da tempo.

In altre parole, anziché tirare una linea, ragionare sul da farsi, rimboccarci le maniche e ripartire, preferiamo semplicemente continuare un altro po’ sperando che le cose migliorino da sole. Il più delle volte questo non succede e l’unica conseguenza è un aumento delle perdite, le quali che finiscono per erodere il patrimonio aziendale che ci rimane.

Che cosa fare in questi casi? Un buon metodo, appena sentiamo “puzza di bruciato”, è quello di stabilire per tempo un limite alle perdite, superato il quale – come giocatori intelligenti – ci ritireremo di buon grado dal tavolo da gioco per occuparci d’altro.

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24/02/2014

Dedichiamo la breve riflessione di oggi al tema delle società in agricoltura tratta dai risultati di un approfondimento sul tema effettuato dal centro di assistenza agricola UNICAA.

Fino all’inizio degli anni 2000 il legislatore italiano ha sostanzialmente ignorato la figura della società come soggetto imprenditore in agricoltura. Fino ad allora, per svolgere l’attività agricola con tutti i benefici concessi dalla legge, bisognava necessariamente optare per la forma giuridica della ditta individuale, integrata dalla figura del coadiuvante o collaboratore familiare.

Di fatto l’unica figura “societaria” prevista dal codice civile in agricoltura era la cosiddetta comunione tacita familiare, della quale era data peraltro un’enunciazione astratta, mentre la relativa disciplina era interamente lasciata agli usi vigenti.

Ora invece, in forza di cinque diversi interventi legislativi attuati tra il 2001 e il 2005, le possibilità di scelta della forma societaria si sono ampliate notevolmente. Anche in agricoltura è ora possibile optare per una serie di soluzioni che consentono di adottare strumenti giuridici e societari più adatti alle varie esigenze dell’impresa. Tra le novità di questi ultimi anni vi è quella di poter costituire un’impresa agricola anche in forma di società di capitali, conservando la maggior parte dei benefici che la legge riserva agli imprenditori agricoli professionali.

La costituzione di una società di capitali in agricoltura, ad esempio di una Srl, può consentire di dare una solida cornice giuridica ad attività di carattere collaborativo senza incorrere nel problema – tipico invece delle cooperative - di non poter vantare alcun diritto patrimoniale sul capitale futuro.

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20/02/2014
L’agricoltura è sempre stato un settore soggetto a rischi, a partire da quelli legati all’incertezza climatica. Ma da alcuni anni a questa parte i maggiori rischi, anche per il settore primario, provengono dalla difficoltà di confrontarsi con le sempre più frequenti fluttuazioni dei mercati locali e internazionali.

Che fare di fronte alla grande variabilità dei mercati? È sensato esporsi a determinati rischi? È possibile evitarli?

Il tema del rischio è connaturato all’attività imprenditoriale, per non dire alla stessa natura dell’esperienza umana. Anzi, l’abitudine ad avere a che fare con il rischio è per molti versi una specie di assicurazione contro il futuro, in quanto genera una mentalità imprenditoriale equilibrata e attiva.

Senza un’assunzione di rischi frequente e controllata, l’imprenditore si condanna a ricevere qualche duro colpo improvvisamente nel futuro. Prendere qualche rischio controllato di tanto in tanto è, invece, come vaccinarsi contro rischi maggiori.

Come disse Reid Hoffman, presidente di Linkedin: “Se non esci dalla tua azienda per andare incontro al rischio, prima o poi il rischio troverà te”.

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19/02/2014
Fare nuovi investimenti, soprattutto in anelli della catena agroindustriale diversi dal proprio, comporta livelli di incertezza che può essere utile non affrontare da soli. In altre parole, occorre trovare uno o più soci.

Nelle prossime puntate della rubrica torneremo più volte sul fondamentale tema della sfida della collaborazione. Molti sono i fattori da tenere in considerazione nella scelta di uno o più soci o nella decisione di aderire ad una società o ad una cooperativa già avviate. In ogni caso molti possono essere i vantaggi.

Un antico motto diffuso nelle aree rurali francesi recitava così: “è meglio avere un vicino piuttosto che dieci ettari di terreno in più”. Come dire: i vantaggi della collaborazione con altri buoni agricoltori possono rivelarsi più preziosi della proprietà di una maggiore quantità di fattori di produzione.

Unire gli sforzi è come premere sull’acceleratore e aumentare il voltaggio: si innesca una “dinamizzazione” dell’intelligenza che consente a ciascuno di avvantaggiarsi. A condizione che si stabiliscano fin dall’inizio regole certe.

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10/12/2013
Soprattutto in tempi di crisi, la riflessione di qualsiasi imprenditore agricolo per cercare di aumentare i profitti o ridurre le perdite dovrebbe concentrarsi sulla ricerca di valore aggiunto. Un produttore agricolo può cercare di catturare una quota maggiore del valore presente lungo la filiera oppure può cercare di creare nuovo valore aggiunto. Nel primo caso si tratta di iniziare ad operare in fasi della filiera di per sé note, ma diverse dalla semplice produzione di materie prime agricole: è il caso degli agricoltori che si dedicano alla trasformazione delle commodities o alla loro vendita al consumatore finale. Nel caso in cui si punti a creare nuovo valore aggiunto, allora occorre essere più creativi, inventarsi qualcosa di nuovo, ossia offrire al mercato altri prodotti o servizi o aggiungere nuove caratteristiche ai prodotti preesistenti, individuando fasce di consumatori disposti a pagare di più (= valore aggiunto) per questi prodotti o servizi.
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02/12/2013
Una recente indagine dell’Università del Minnesota (Stati Uniti) si è concentrata sulle capacità che più contano per realizzare profitti in agricoltura. È emerso un dato interessante: l’abilità che più fa la differenza pare essere la capacità di gestire il personale, da intendersi come somma di collaboratori familiari e dipendenti. Solo al secondo posto la capacità tecnico-agronomica di gestione delle produzioni. Come dire: per essere agricoltori di successo è necessario essere buoni produttori, ma soprattutto eccellenti manager e direttori del personale.
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02/12/2013
Gli Stati Uniti, noti per essere la patria dell’agricoltura professionale su larga scala, offrono anche esempi originali di filiera corta, anzi … cortissima. È il caso della Community Supported Agriculture (CSA), un modo di concepire l’attività agricola che incoraggia la relazione tra produttori e consumatori finali. Come funziona? Un agricoltore individua prima dell’inizio di ogni campagna annuale un certo numero di consumatori della zona disposti ad acquistare “partecipazioni” in uno o più raccolti dell’anno (frutta, ortaggi, prodotti trasformati). In poche parole, il consumatore acquista preventivamente una piccola o piccolissima frazione del raccolto annuale, assumendo insieme al produttore il rischio d’impresa su quello specifico raccolto. Il vantaggio per i consumatori è quello di assicurarsi cibo locale di qualità, ottenuto in base a processi su cui può avere uno stretto e costante controllo, oltre ad una serie di benefici complementari (consegna a domicilio, perfetta stagionalità dei prodotti consumati ecc.). L’agricoltore semina sapendo già di avere un pacchetto di clienti sicuri, che potrebbe aumentare di anno in anno grazie al marketing e al passa parola. Inoltre, disporrà di un flusso di cassa più abbondante e anticipato rispetto alla normale attività di produzione per il “libero” mercato.
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02/12/2013
Dalla perdurante crisi dell’agricoltura e dei mercati è possibile trarre diversi utili insegnamenti. Fino ad un recente passato l’agricoltore si preoccupava più di come produrre che non di che cosa produrre. Il “che cosa” era dato per scontato, sia per il peso delle tradizioni aziendali sia per la forte standardizzazione e maggiore stabilità dei mercati, soprattutto di quelli delle commodities (ossia delle materie prime agricole). Ora anche i mercati delle commodities sono molto più segmentati: occorre quindi preoccuparsi molto di più di che cosa produrre e puntare su prodotti con specifici attributi e più richiesti dal mercato in quel determinato periodo. Oggigiorno assume un ruolo essenziale l’interpretazione dei segnali che provengono dai mercati. Per questo, nell’agricoltura contemporanea, la gestione delle informazioni supera a volte per importanza perfino la gestione dei capitali.
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02/12/2013
Abbiamo già affrontato il tema di come avviare una nuova azienda agricola. Tra i fattori produttivi indispensabili, che potrebbero addirittura essere scritti nella voce degli “attivi” del bilancio aziendale, figurano senz’altro le conoscenze. Queste sono un ingrediente indispensabile per il successo di una nuova attività e l’agricoltura non fa eccezione. Parliamo di conoscenze tecniche e agronomiche, ma anche gestionali, finanziarie, legali e di pubbliche relazioni. Anche nell’ambito dell’agricoltura basata sulla filiera corta la formazione assume un valore fondamentale. In questo campo, le conoscenze in materia di marketing e di relazioni umane fanno quasi sempre la differenza.
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02/12/2013
Oggigiorno i vincoli ambientali per l’attività agricola sono sempre più forti. Oltre agli obblighi di legge vi sono anche scelte opzionali che le imprese possono fare per ottenere vantaggi mediante un’attività produttiva di alto profilo ambientale. Misure agroambientali facoltative, adesione a programmi di rimboschimento o di cura di siepi, filari e zone umide, produzione di energia da fonti rinnovabili, misure di promozione dell’agricoltura conservativa: ecco alcuni esempi di come gli imprenditori possono ottenere aiuti dall’Unione europea – benché questi siano in fase di riduzione – in cambio di comportamenti di grande valore ambientale. In altre parole, per le aziende agricole l’ambiente paga ed essere riconosciute come eco-sostenibili può portare a qualche vantaggio da iscrivere nei bilanci aziendali. Ma l’ambiente paga anche in altre forme. Al di là dell’ottenimento o meno di determinati finanziamenti pubblici, essere percepiti dall’opinione pubblica come imprenditori attenti all’ambiente può portare evidenti vantaggi di immagine e di mercato agli agricoltori, in particolar modo a coloro che puntano ad avere un rapporto diretto con i consumatori finali. La maggior parte delle imprese agricole mette già in atto, per tradizione e per cultura, comportamenti eco-friendly: il fatto che siano riconosciuti e apprezzati dalle istituzioni e dall’opinione pubblica genera un vantaggio alla portata di molte aziende, che è senz’altro opportuno cercare di cogliere appieno.
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30/11/2013
Anche un’azienda agricola familiare, realizzata su scala medio-piccola, può essere un’attività di successo: l’importante è impostarla fin dall’inizio come un’impresa, come un business, e concepirla secondo una mentalità orientata agli affari. Quali sono i primi passi da compiere? Innanzitutto scegliere un comparto che appassioni il titolare e i membri della famiglia che si intendono coinvolgere: in qualsiasi impresa la motivazione delle risorse umane è tutto. Ancor più nel caso di un’impresa in cui coloro che gestiscono e prestano la propria opera sono esclusivamente o quasi i membri della famiglia rurale. Il successivo passaggio è avere un piano d’affari o business plan. Questo implica individuare la meta alla quale si vuole arrivare, chi siano i clienti e i mercati potenziali, quali siano i costi e i profitti attesi e – cosa molto importante – il flusso di cassa (ovvero la liquidità) che prevedo di avere in ogni fase dello sviluppo dell’attività. Non da ultimo, bisogna sempre avere un “Piano B”, un’opzione di ripiego nel caso in cui le cose non andassero come previsto: ad esempio per una crisi improvvisa del comparto agricolo o agroalimentare prescelto.
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28/11/2013
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2014 Anno internazionale dell’Agricoltura Familiare: dedichiamo quindi una breve riflessione alla gestione di questo tipo di aziende agricole, che si caratterizzano per il fatto di avvalersi dei membri della famiglia rurale per la maggior parte dei compiti operativi e organizzativi. Soprattutto in casi di aziende di dimensioni ridotte, difficilmente è possibile aumentare in modo significativo i profitti attraverso strategie basate su incrementi della produzione o su economie di scala. Bisogna puntare preferenzialmente sull’incremento del valore aggiunto, esplorando le possibilità di partecipazione della famiglia rurale alle fasi della filiera che seguono quella di produzione della materia prima. In altre parole, non si deve cercare di produrre di più, ma di aggregare valore a ciò che si produce. In successivi numeri di questa rubrica vedremo alcuni esempi in merito.
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26/11/2013
A fronte di una crisi economica mondiale che non pare destinata ad esaurire i propri effetti nel breve periodo, anche per il settore primario dobbiamo attenderci ulteriori periodi di incertezza. Anzi, dovremo in ogni caso abituarci all’incertezza e dimenticare le reti di salvataggio di cui una parte del mondo agricolo – ma non il mondo agromeccanico - ha beneficiato per decenni. Tutto sommato, questa è l’essenza dell’essere imprenditori. Come imprenditori dovremo avere il coraggio di concentrare gli investimenti e le poche risorse rimaste solo sulle attività che potranno avere un futuro, mandando definitivamente in soffitta senza nostalgia filoni aziendali che magari sono stati cari ai nostri padri e ai nostri nonni, ma che ora sono ormai maturi o senza prospettive. In altre parole, ognuno di noi dovrebbe analizzare ciò che sta facendo nella propria azienda e chiedersi: se non fossi già impegnato in questo tipo di produzioni, entrerei ora nel comparto sapendo quello che so? Se la risposta è no, allora è meglio che cominciamo a pianificare la nostra uscita da quel tipo di attività per esplorare altri ambiti del settore agricolo e agroalimentare.
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25/11/2013
Jason Karszes, autore di “Management Functions” (2007) e professore alla Cornell University (USA), consiglia sempre agli agricoltori che stiano per prendere qualsiasi decisione di investimento di porsi almeno quattro domande:

1. Quello che sto facendo rispecchia la missione aziendale che mi sono dato in precedenza? (Se non ho ancora definito la mia missione aziendale, il problema è ancora più grave …)
2. La mia decisione mi genererà un reddito nel breve o nel medio periodo? Se la prospettiva di reddito è molto incerta o lontana o l’investimento ha giustificazioni diverse dal reddito – ad esempio lavorare più comodamente o rispondere ad un obbligo di legge -, allora dovrò rifletterci sopra ancora un po’ e ripensare eventualmente la mia organizzazione aziendale.
3. Posso sostenere l’investimento con risorse mie o con un rapido ritorno dell’affare? Altrimenti dove andrò a prendere i soldi?
4. Ci sono altri modi più redditizi per impiegare quei soldi?

Come qualcuno potrà osservare, in fondo sono domande molto semplici. Ma il non porsele causa guai anche a coloro che ritengono di possedere un certo fiuto per gli affari.
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24/11/2013
Oggi inauguriamo una nuova rubrica di Confai Academy dedicata alla capacità gestionale in agricoltura. Di che cosa si tratta? Il farm management o gestione agraria è la capacità di guardare all’attività agricola come a un business. Per Don Rogers, affermato consulente di Farm Credit (rete di cooperative finanziarie statunitensi per il mondo agricolo), la cosa che più conta in agricoltura è avere una mentalità rivolta agli affari, ovvero un’attenzione sempre viva sull’andamento dei mercati – locali e internazionali – e un costante controllo dei costi. Nelle prossime puntate della rubrica che l’Osservatorio Economico di Confai Academy inaugura oggi, ci occuperemo di storie, consigli ed esempi di buona gestione agraria, tratti da esperienze italiane ed estere, come strumento di formazione rapida su come governare al meglio un’azienda in campo agromeccanico, agricolo e agroalimentare. In molti casi, anziché dare regole o fare affermazioni, ci limiteremo a fare domande. Come vedremo, porsi per tempo domande semplici e pertinenti spesso consente di evitare molti guai e di ottenere vantaggi imprevisti.
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